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E la Germania rafforza l’integrazione

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Europa

E la Germania rafforza l’integrazione

  • –Roberta Miraglia

«Promuovere ed esigere» ovvero aiutare e chiedere, due verbi che in tedesco si distinguono soltanto per un suono (fördern e fordern). Angela Merkel ha riassunto così la filosofia del pacchetto sull’integrazione dei migranti approvato ieri dal suo governo. «Per la prima volta nel dopoguerra la Germania avrà una legge sull’integrazione. È un passo storico» ha detto.

La Grande coalizione ha dato un perimetro alla politica dell’accoglienza dopo mesi di frizioni pesanti, al limite della rottura, fra le sue tre anime: cancelleria, partner bavarese, socialdemocratici. Le nuove misure da un lato agevolano l’accesso al mercato del lavoro dei rifugiati ma, al tempo stesso, li obbligano a seguire corsi di lingua e cultura tedesche, pena la revoca dei benefici, nonché a stabilire la residenza dove il governo ritenga opportuno, non dove preferiscono, al fine di evitare la concentrazione in alcune grandi città. Intesa anche su una legge antiterrorismo che consentirà lo scambio di informazioni tra intelligence tedesca ed europee oltre che l’utilizzo di agenti sotto copertura.

L’accordo, che diventerà una proposta di legge a maggio, ha avuto una gestazione difficile nella Grande coalizione, come testimonia la riunione di mercoledì fra i tre partiti durata oltre sette ore. Lo sforzo di ritrovare l’unità perduta sotto l’onda di un milione di arrivi non ha però del tutto dissipato il clima pesante, soprattutto tra i due partiti “gemelli”, Cdu di Merkel e Csu bavarese di Horst Seehofer. Se si verificasse un’altra ondata massiccia di arrivi le tensioni sono destinate a riesplodere. Lo ha lasciato intendere Seehofer quando ha ricordato che la cancelleria non ha ancora risposto alla lettera del suo Land sulla protezione dei confini con l’Austria, paese dal quale è entrata la quasi totalità dei migranti nel 2015. Attualmente alla frontiera sono stati ripristinati i controlli e il flusso è molto diminuito ma Berlino intende tornare alla normalità entro maggio. La Baviera ha minacciato un ricorso alla Corte costituzionale.

La Germania è tuttora alle prese con i problemi provocati dal milione di profughi del 2015. La legge tedesca non favorisce l’integrazione lavorativa perché ai richiedenti asilo non è consentito lavorare finché la loro domanda resta pendente. I tempi si sono allungati e aspettare quasi due anni per entrare nel circuito ha un effetto deleterio sulle possibilità di integrazione. Per questo il pacchetto prevede la creazione, con fondi federali, di 100mila nuovi posti pagati poco - lavori da un euro, li chiama il governo - per offrire ai profughi un’attività, insieme ai sussidi per vivere, mentre la richiesta di asilo viene esaminata.

Più severità anche sull’apprendimento del tedesco. Finora è stata sufficiente una conoscenza elementare della lingua; con la nuova legge si chiederà un impegno a seguire i corsi di integrazione che includono la cultura del paese di asilo. Il lavoro, la formazione professionale e la lingua saranno elementi fondanti per ottenere e mantenere il permesso di soggiorno. Avrà infine conseguenze anche la violazione dell’obbligo di risiedere dove si è stati assegnati.

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