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Terremoto in Giappone: sale il numero dei morti. Oltre 90mila gli…

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magnitudo 7,3

Terremoto in Giappone: sale il numero dei morti. Oltre 90mila gli sfollati

TOKYO – Continua a salire il numero dei morti e dei feriti per il terremoto di magnitudo 7.3 che nella notte tra venerdì e sabato (all'1.15 ora locale) ha colpito l'isola del Kyushu, nel Giappone meridionale: alcuni corpi vengono trovati tra le macerie di abitazioni distrutte, mentre negli ospedali alcuni feriti gravi non ce la fanno.

In serata i morti ufficialmente riconosciuti sono aumentati a 37, che si aggiungono alle nove vittime del sisma di magnitudo 6.4 verificatosi solo 28 ore prima (giovedì sera) nella stessa regione, con epicentro nella provincia di Kumamoto e una intensita massima della scala 7 del sistema giapponese (la stessa raggiunta dal terremoto dell'11 marzo 2011 nel Giappone settentrionale). I feriti in totale sono almeno 2.500, mentre gli sfollati hanno raggiunto quota 90mila. Il numero delle vittime pare destinato a salire, in quanto restano non pochi i feriti in gravi condizioni. Circa 164mila case restano senza elettricità, ma continuano le operazioni presso i due reattori della centrale nucleare di Sendai, in provincia di Kagoshima, l'unica funzionante nel Paese.

Fabbriche ferme - Al di là dei danni ad abitazioni e infrastrutture di trasporto, cominciano a emergere preoccupazioni per le possibili conseguenze sulle catene produttive dello stop alle fabbriche del Kyushu, una regione che negli ultimi anni ha rafforzato il suo ruolo di polo manifatturiero. Nel settore automobilistico, Toyota, Nissan, Honda e Aisin Seiki hanno fermato i loro stabilimenti di produzione, così come gruppi tecnologici come Sony, Mitsubishi Electric e Renesas (quest'ultima ha appena annunciato il nome del nuovo direttore generale, Bunsei Kure, manager di orbita Nissan).

Cinque anni fa, il mondo rimase sorpreso dagli effetti a catena del fermo nelle fabbriche del Tohoku (che pure non e' una regione particolarmente industriale): si verificarono carenze di componentistica che,ad esempio, costrinsero alcune Case automobilistiche anche non giapponesi a non poter soddisfare alcune richieste della clientela. In questo caso, molto dipenderà dal periodo di sospensione dell'attività. Varie imprese, comunque, hanno appreso la lezione e diversificato la produzione su più di un impianto, appunto al fine di far fronte a eventuali situazioni di emergenza.

Da lunedì, comunque, un impianto della MitsubishiMotors a Kurashiki, nel Giappone occidentale, dovrà chiudere alcuni reparti in seguito all'interruzione delle forniture da parte di alcuni supplyers della zona di Kumamoto. E la decisione di Toyota di sospendere già ieri l'attività della fabbrica di Miyakawa, in provincia di Fukuoka, non è tanto legata a danni strutturali, ma a quelli subiti da alcuni fornitori.

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