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“In Giappone indipendenza dei media a rischio”: parla lo Special Rapporteur dell'ONU

TOKYO - L'indipendenza della stampa in Giappone e' minacciata e il governo dovrebbe prendere misure urgenti per proteggere l'autonomia dei mass media e promuovere il diritto del pubblico ad avere accesso alle informazioni. E' quanto ha dichiarato oggi a Tokyo David Kaye, Special Rapporteur delle Nazioni Unite sul diritto alla liberta' di opinione e di espressione.

PRESSIONI GOVERNATIVE
Kaye - statunitense, nominato nell'agosto 2014 dal United Nations Human Rights Council - ha presentato le sue conclusioni al Foreign Correspondents' Club of Japan di Tokyo, iniziando con il sottolineare gli “alti livelli di autocensura” generati da una debole protezione giuridica, da nuove normative e da “persistenti pressioni del governo per una cosiddetta neutralita' e correttezza”. Pressioni che hanno efficacia anche per via del sistema di esclusivita' dei “kisha club” (press club legati a singole entita') e della “mancanza di un vasto sindacato professionale in grado di invocare i principi basilari di indipendenza”. “Molti giornalisti mi hanno evidenziato le pressioni cui sono sottoposti per evitare aree delicate di pubblico interesse – ha dichiarato Kaye – Molti hanno detto di essere stati silurati o messi sostanzialmente da parte in seguito a pressioni indirette da parte di politici. Un Paese con tanto forti fondamenta democratiche garantite dall'articolo 21 della Costituzione dovrebbe trovare resistenze e protezioni contro questo tipo di interferenze”.

LA NUOVA LEGGE SUI SEGRETI
Una area critica e' stata creata dalle nuove leggi restrittive sui segreti di Stato, che per Kaye - se pure ancora in fasi iniziali di implementazione – hanno gia' un effetto scoraggiante sulla copertura di affari di chiaro interesse pubblico, come l'industria nucleare, la reazione ai disastri naturali e le politiche di sicurezza nazionale. Connessa e' la questione della debolezza della protezione di chi fa “soffiate” ai giornalisti, mentre la nuova legge ha una portata intimidatrice diretta in quanto minaccia sanzioni penali anche ai giornalisti che dessero informazioni senza sapere che siano coperte da segreto di Stato. Alcuni funzionari governativi hanno detto a Kaye che non c'e' alcuna intenzione ufficiale di applicare l'art.25 (aspre sanzioni penali) del “Specially Designated Secrets Act” ai giornalisti, ma allora, appunto, sarebbe meglio che questo fosse precisato con una modifica legislativa che metta in chiaro l'inesistenza di responsabilita' penali del giornalista se l'informazione e' di pubblico interesse, acquisita in buona fede e rilasciata secondo legittimi scopi.
Altre norme di regolamentazione sono ben piu' risalenti, come il Broadcast Act del 1950, ma il loro conferimento al governo dell'autorita' di regolamentare le trasmissioni tv “getta confusione sugli obblighi professionali dei giornalisti”: quindi il governo dovrebbe abrogarne “l'articolo 4 che da' al governo il potere di sospendere le licenze di trasmissione”. Di recente alcuni giornalisti e commentatori tv – considerati relativamente indipendenti o tendenzialmente critici dell'esecutivo - hanno perso il posto. Il governo Abe e' parso interessato soprattutto a “commissariare” l'NHK, la principale rete televisiva.

LA QUESTIONE DELL' “HATE SPEECH”
Kaye, da una settimana in Giappone su invito del governo, ha tra l'altro visitato la Dieta, incontrando membri della Commissione Giustizia, incoraggiandoli ad approfondire le discussioni in corso sui temi del contrasto all”hate speech” e sulla legislazione per la sorveglianza.
A parere del Rapporteur dell'Onu, il Giappone dovrebbe anzitutto introdurre una normativa che proibisca gli atti di discriminazione, su cui poi innescare una azione di ampia portata contro le espressioni di odio, specialmente verso le minoranze. Kaye se la prende anche certi tentativi dall'alto di limitare il dibattito sul passato del Giappone, compresa la questione delle “donne-conforto” (costrette alla prostituzione durante la guerra in favore dei militari nipponici).

SU INTERNET GIAPPONE OK
Ma c'e' anche un settore che suscita in Kaye lodi per il governo giapponese: quello di Internet, per il “livello molto basso di interferenza con le liberta' digitali”, per cui “il Giappone ha vere ragioni per essere orgoglioso di avere uno dei piu' liberi ambienti online del mondo”. Ad esempio, le campagne elettorali sono senza restrizioni su Internet, mentre quelle con mezzi tradizionali sono soggette a notevoli restrizioni – fino a incidere sulla liberta' di espressione - che lo Human Right Committee dell'Onu biasima da tempo (Kaye ha ribadito le sue preoccupazioni in proposito). Ma e' anche vero che l'esecutivo Abe sta prendendo in considerazione nuove misure legislative su intercettazioni e cybersicurezza. “Spero che lo spirito di liberta', sicurezza di comunicazioni e innovazione online resti al centro degli sforzi di regolamentazione”, ha conclus Kaye.
In definitiva, se pure la Costituzione protegge la liberta' di espressione e le aspettative in questo senso restano alte nel Paese, il trend corrente in Giappone desta preoccupazioni soprattutto sul fronte dell'indipendenza dei media.
Il prossimo novembre Kaye visitera' la Turchia di Erdogan. Che quanto a minacce all'indipendenza della stampa, appare certo peggio di Shinzo Abe.

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