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In Libia slitta di nuovo la fiducia a Sarraj

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Medio Oriente

In Libia slitta di nuovo la fiducia a Sarraj

  • –Roberto Bongiorni

Difficile trincerarsi con scuse e giustificazioni dietro l’ennesima fumata nera proveniente dal Parlamento di Tobruk. Troppi sono stati i rinvii; solo negli ultimi tre mesi la conta è salita a cinque mancati quorum.

Ieri doveva finalmente essere il giorno dell’atteso voto di fiducia al neo Governo di unità nazionale. «Questa è la volta buona» è un ritornello ripetuto troppe volte. Ma da come si erano mosse le cose, e dagli incoraggianti passi in avanti compiuti dal neo premier Fayez Sarraj, l’accordo sembrava veramente vicino. Invece, nulla di fatto. La sessione parlamentare non sarebbe neppure iniziata tanto erano profonde le divergenze tra i parlamentari. Un altro rinvio, a data da destinarsi. La situazione sta diventando imbarazzante per la Comunità internazionale, in particolar modo per l’Unione europea e le Nazioni Unite. Sull’onda dell’euforia, nell’estate del 2014 avevano riconosciuto la Camera dei rappresentati come il solo Parlamento legittimo e rappresentativo di tutta la Libia. Ed ora la Camera, creata dopo le controverse elezioni del giugno 2014, seguita poi dalla creazione di un Governo, si sta rivoltando contro quell’Esecutivo di unità considerato come l’ultima ancora a cui aggrapparsi per salvare la Libia dal caos, ma anche l’Europa dal pericolo di un esodo di massa di migranti sulle sue coste e dalla minaccia di ritrovarsi un Califfato ben più esteso di quello di oggi alle porte di casa.

I parlamentari di Tobruk sanno bene che, dopo il voto di fiducia, dovrebbero farsi da parte, sciogliere il Parlamento e il Governo per far posto al nuovo Governo di unità nazionale guidato da Sarraj. Così come prevedeva l’accordo seguito ai negoziati avvenuti in Marocco lo scorso dicembre. Allora l’assenza del generale Khalifa Haftar era stata avvertita come un macigno. Quasi fosse il convitato di pietra. Il potente generale sostenuto dall’Egitto, nominato capo dell’esercito libico di Tobruk, non ha mai gradito la formazione di quel Governo di unità che pareva esautorarlo dai suoi poteri e in cui erano presenti, per mantenere un equilibrio, anche politici vicini al Parlamento parallelo di Tripoli di tendenze islamiste. Le fazioni, oltre all’Isis e ad altri gruppi estremisti, contro cui Haftar ha condotto una guerra senza quartiere.

Il neo premier incaricato di ricostruire la Libia, ricucire gli spazi tra le fazioni rivali, mettere l’Isis nell’angolo ed , sta facendo del suo meglio. Arrivato lo scorso 30 marzo a Tripoli, in modo rocambolesco via mare, è riuscito a consolidare il potere intorno a lui in tempi più rapidi del previsto. Ieri il suo governo di unità ha assunto il controllo delle prime due sedi ministeriali a Tripoli; il dicastero dei Lavori Pubblici e degli Affari Sociali. Insediando i due nuovi ministri. Sono finora azioni non troppo rilevanti sul piano politico, ma dal valore simbolico.

La comunità internazionale sta facendo il possibile per agevolare il difficile compito di Serraj. Accompagnato dal suo consigliere militare, il generale italiano Paolo Serra, l’inviato dell’Onu per la Libia, Martin Kobler, ha annunciato che l’Onu riaprirà i suoi uffici a Tripoli, nella base navale di Abu Sitta dove ha sede provvisoria anche il governo di Sarraj. Dalla capitale Kobler si è poi recato a Tobruk nel tentativo di persuadere l’ancora nutrito gruppo di parlamentari ostili al nuovo Esecutivo a votare la fiducia. Invano.

Per offrire il proprio sostegno a Sarraj, ieri un altro ministro degli Esteri europeo è volato a Tripoli in segno di solidarietà. Si tratta del britannico Philip Hammond, accorso a Tripoli con una dote di 14 millioni di dollari di aiuti per l’Esecutivo di unità. Il primo ministro europeo era stato l’italiano Paolo Gentiloni, la scorsa settimana.

I Paesi intenzionati a contribuire alla missione militare internazionale per stabilizzare la Libia, di cui l’Italia dovrebbe assumere la guida, hanno ripetuto più volte che senza la richiesta del nuovo Governo non sarà possibile. Apprezzato per la sua professionalità, Sarraj ieri si è rivolto ai rappresentanti delle diplomazie europee decisi a fornirgli ogni sostegno per consolidare il suo potere, ridimensionare il ruolo delle milizie a lui ostili e a frenare l’ascesa dell’Isis. Il fatto che non abbia ancora una piena legittimazione, e che lo abbia fatto in video conferenza da una base militare navale, eletta a sua sede provvisoria a causa del clima a lui ostile che regna a Tripoli, non è un segnale da prendere alla leggera.

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