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PROGETTO BERS

Il secondo “sarcofago” per mettere in sicurezza la centrale di Chernobyl

Il primo tentativo di messa in sicurezza della centrale di Chernobyl fu un “sarcofago” calato in tutta fretta sul Blocco 4, in breve pieno di crepe e fessure (e nidi di uccelli). Una soluzione più duratura – non definitiva ma volta a bloccare la fuoriuscita di radiazioni per 100 anni - è stata affidata alla Bers, la Banca europea per la ricostruzione e sviluppo che gestisce il finanziamento dell'impresa, a cui partecipa una lunga lista di Paesi donatori. Un progetto globale.

Si chiama New Safe Confinement, un'opera senza paragoni: l'enorme cupola di acciaio che il prossimo anno andrà a ricoprire le rovine della centrale, scorrendo su binari, peserà 35mila tonnellate. A 300 metri di distanza dal reattore, è nata da una joint venture tra le francesi Bouygues e Vinci, Novarka, ed è dotata di tecnologie che minimizzeranno la corrosione e decontamineranno la struttura, ora una stalagmite di materiali radioattivi fusi con i resti del reattore: la chiamano la “zampa d'elefante”. Le tonnellate di sabbia, cemento e acido borico lanciate sul reattore dagli elicotteri mescolate a 200 tonnellate di uranio, una massa “lavica” altamente radioattiva: secondo analisi citate dalla Bers, “soltanto” meno del 5% della radioattività contenuta nel Blocco 4 della centrale venne rilasciato nell'ambiente dopo le esplosioni.

La cupola è alta 110 metri, larga 260 e profonda 165. “Farà da barriera – spiega Vince Novak, responsabile Bers per la sicurezza nucleare – contro ogni emissione radiologica, e conterrà le attrezzature per smantellare la prima copertura e gestire il contenuto radioattivo”. “Una gabbia gigantesca per contenere la bestia”, la descrivono anche alla Bers. Il finanziamento totale dell'operazione è stimato pari a 2,1 miliardi, per la maggior parte assicurati dai Paesi del G-7 e dalla Commissione europea.

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