NIIGATA - È stata approvata al vertice del G7 sull’agricoltura in Giappone una “Dichiarazione di Niigata” che sottolinea in proposito l'importanza del commercio internazionale (e quindi degli accordi di libero scambio) ed evidenza tre principali nuove sfide da affrontare. Anzitutto, l'incognita sul futuro della produzione legata all'invecchiamento dei contadini nei Paesi sviluppati, coniugata a una carenza di ingressi di nuove leve giovanili. In secondo luogo, lo stress posto sulle capacità di offerta dall'aumentata domanda legata alla crescita della popolazione mondiale, all'urbanizzazione e alla diversificazione delle preferenze alimentari (basti pensare che secondo la Fao la produzione agricola dovra' aumentare del 60% circa entro il 2050 per sostenere il previsto aumento della popolazione mondiale del 20% a circa 9,2 miliardi di individui). In terzo luogo, l'estremizzazione delle condizioni meteo legate ai cambiamenti climatici, che sta ponendo nuove pressioni sule risorse naturali e i sistemi di coltivazione. “Crediamo che il G7 abbia uno specifico ruolo da giocare per affrontare queste sfide attraverso il supporto ad attivita' agricole e non agricole e allo sviluppo di “good practices”, afferma la “Niigata Declaration”.
Quattro le nuove iniziative concordate. Ci sara' un G7 Forum sugli investimenti nel settore agroalimentare. I membri del G7 si riuniranno a novembre a margine della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici al fine di rafforzare la loro cooperazione, specialmente nel campo della ricerca sull'impatto delle variazioni. Il prossimo autunno a Tokyo sara' inoltre organizzato un vertice con i Paesi in via di sviluppo per discutere iniziative concrete volte a favorire l'ingresso di donne e giovani nel mondo dell'agricoltura. E' stata infine data importanza alla costituzione di un “framework internazionale di cooperazione” per lo scambio di informazioni tecniche tra e autorita' veterinarie dei Paesi del G7, con particolare riguardo al contenimento delle epidemie del bestiame e a combattere gli effetti della crescente resistenza agli antibiotici.
Il ministro Martina a Niigata. Entro alcune settimane dovrebbe essere sbloccato il dossier carni bovine italiane in Giappone: i nostri produttori potranno tornare a esportare sul mercato nipponico, rimasto chiuso dai tempi dell'esplosione in Gran Bretagna del morbo della mucca pazza. Ad annunciarlo e' stato il Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina, al termine di un incontro bilaterale con il collega nipponico Hiroshi Moriyama, che l'ha rassicurato sulla disponibilita' di Tokyo anche nei confronti di altri due capitoli che stanno a cuore all'Italia: poter esportare in Giappone kiwi e arance. Del resto, Tokyo ha già cominciato a consentire l'import di carni bovine da alcuni Paesi della Ue, compresa la Francia. Moriyama ha anche ringraziato Martina per aver tenuto all'Universita' di Agraria di Tokyo una conferenza sulle Indicazioni Geografiche: un tema balzato di recente in primo piano anche in Giappone, che ha ormai accettato di riconoscere l'importanza della valorizzazione con marchi di tutela delle produzioni territoriali di qualita'. In questo senso, Tokyo non disdegna di “imparare” dall'Italia e di recente ha varato una normativa per promuovere le sue IG, nel quadro degli sforzi del governo per passare dalla tradizione politica di sussidi ai prezzi interni a una piu' articolata strategia di promozione dell'export agroalimentare. D'altra parte, sul Giappone gli Usa premono perche' su questo e altri aspetti non faccia troppe concessioni agli europei. Anche per questo i negoziati per una Economic Partnership tra Unione Europea e Tokyo appaiono in stallo, tanto piu' che la parte giapponese e' concentrata in questo momento sul processo di ratifica della Trans-Pacific Partnership (TPP) con 11 Paesi, tra cui gli Usa.
«L'accordo di libero scambio e partnership economica con il Giappone e' importante, ma deve essere ambizioso, pù' ambizioso della TPP» ha detto Martina, al quale d'altra parte vari operatori italiani in Giappone hanno detto che una entrata in vigore troppo anticipata della TPP (con relative riduzioni dei dazi) rispetto a una future intesa con l'Europa finirebbe per tendere difficile la tenuta di vari prodotti sul mercato del Sol levante, compreso il vino. Di rilievo anche il bilaterale con il Commissario europeo all'agricoltura Phil Hogan: “Gli ho chiesto ancora una volta uno scatto in avanti su strumenti e interventi di carattere europeo per gestire le situazioni più critiche – ha detto Martina - A partire da latte, zootecnia e ortofrutta”. Il ministro italiano, in particolare, gli ha riproposto l'idea di preparare una vera e propria “Ocm latte” (Organizzazione comune di mercato), come si fece in passato per il vino: “Una misura strategica per il settore lattiero europeo, su cui cercheremo a breve un confronto anche con altri Stati membri, per arrivare a delineare operativamente alcune misure strutturali”.
Video / Il Ministro Martina al G7 dell'agricoltura
© Riproduzione riservata