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Vertice Obama-Merkel. I timori Usa per la fragilità…

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AD HANNOVER

Vertice Obama-Merkel. I timori Usa per la fragilità dell’Europa

Barack Obama è arrivato ad Hannover, al castello di Herrenhausen, dove oggi si incontra con Angela Merkel. Domani il vertice europeo sarà esteso a François Hollande, a Matteo Renzi e a David Cameron. Sarà un summit per parlare di terrorismo, di condivisione di informazioni di intelligence, ma anche di economia e di libero commercio, di rifugiati, di Siria. Un’agenda fitta costruita attorno alla Hannover Messe, grande fiera di tecnologia con oltre 5000 aziende internazionali partecipanti. Obama la inaugurerà domani mattina.

Ma da quello che doveva essere un gioioso addio alla Germania di un presidente americano a fine mandato, o il ricordo del bagno di folla a Berlino, che lanciò un giovane senatore alla ribalta mondiale nel 2008, è diventato un urgente incontro al capezzale europeo.

Sarebbe un bel guaio se Barack Obama dovesse chiudere il suo mandato con un’Europa senza Gran Bretagna, con la Russia di Putin in forte offensiva, con un'economia europea che non riesce a decollare, con le barriere commerciali transatlantiche intatte, con l’allarme rifugiati e la chiusura delle frontiere, con un populismo dilagante che ha portato governi di estrema destra al potere in Paesi come la Polonia e con un euro ancora fragile.

Chi si ostina a credere che l'America tema l'Unione Europea come possibile concorrente globale è fuori strada. I veri concorrenti dell'America sono la Cina, la Russia, in qualche misura l'India. I veri problemi americani sono la crisi in Medio Oriente, da quella in Arabia Saudita al terrorismo dell'Isis. Quando Obama dice che l'America vuole un’Europa unita forte non fa solo retorica, lo dice ormai quasi con un senso di urgenza assoluta perché gli Stati Uniti hanno bisogno dell'Europa e di un'Europa forte per contrastare le sfide geopolitiche e quelle all'ordine internazionale.

Per questo fra i molti infortuni di politica estera dell'amministrazione Obama, una spaccatura dell'Europa diventerebbe per l'America uno dei più gravi passi indietro sul piano internazionale e una macchia per questo presidente che disse all'inizio del mandato che sarebbe stato il “primo presidente del Pacifico”, convinto che il fronte transatlantico fosse ormai talmente solido da non poter essere messo in discussione. Certo la Nato resta, ma nel mondo dei “blocchi” l'Europa non può fare molti passi indietro. Ne va della nostra sicurezza, ma anche di quella americana.

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