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Deficit eccessivo, Spagna e Portogallo rischiano sanzioni Ue

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Deficit eccessivo, Spagna e Portogallo rischiano sanzioni Ue

  • –dal nostro corrispondente

BRUXELLES - In maggio, la Commissione europea sarà chiamata a dare attesi giudizi sull'andamento delle Finanze pubbliche nei Paesi della zona euro. Lo sguardo in Italia è tutto rivolto alle controverse richieste di flessibilità di bilancio presentate dal governo Renzi nella Finanziaria per il 2016. Vi sono però Paesi in situazioni più gravi, come la Spagna o il Portogallo, che rischiano sanzioni pecuniarie, mai adottate finora dalle autorità comunitarie.

Durante il recente incontro informale dei ministri delle Finanze ad Amsterdam il fine settimana scorso, della questione si è parlato nei corridoi. La Spagna, che non ha un governo nei pieni poteri da mesi ormai, ha registrato nel 2015 un deficit del 5,1% del Pil, rispetto a un obiettivo del 4,2 per cento. Il Portogallo, dal canto suo, ha messo a segno un disavanzo del 4,4,% del Pil rispetto a un obiettivo del 2,5 per cento. L'andamento delle finanze pubbliche nei due Paesi è completamente fuori rotta.

Le regole europee prevedono sanzioni economiche fino allo 0,2% del Pil per i Paesi che violano le norme comunitarie, diventate nel 2011 più dure e più automatiche sulla scia di una riforma del Patto di stabilità e di crescita. «Sanzioni sono possibili contro la Spagna. Ma è anche possibile che risultino in un esborso nullo, uguale a zero», spiegava qualche giorno fa un alto responsabile europeo. Il tema è in realtà delicatissimo da un punto di vista politico.

Da un lato, la Commissione europea vuole riaffermare le regole, per difendere la credibilità sua e del Patto. Dall'altro la Spagna non ha ancora un governo nei pieni poteri, sulla scia di elezioni legislative in dicembre che non hanno dato risultati univoci. C'è di più. L'esecutivo comunitario si rende perfettamente conto della delicatezza del momento. La zona euro non deve fare solo i conti con una perdurante crisi economica e la minaccia di partiti radicali a destra e a sinistra.

Lo stesso scenario geopolitico e internazionale dovrebbe indurre probabilmente la Commissione europea alla prudenza. I sanguinosi attentati terroristici di Parigi e Bruxelles; la guerra civile in Siria; l'emergenza rifugiati; lo sconquasso in Libia; i difficili rapporti dell'Unione con la Turchia; la Russia e anche l'Egitto; le stesse tensioni nazionali tra i Paesi membri dell'Unione sono tutti fattori che dovrebbero spingere Bruxelles a usare la mano leggera.

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