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Gli investimenti esteri corrono in Myanmar

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Nuova frontiera

Gli investimenti esteri corrono in Myanmar

(Marka)
(Marka)

La primavera del Myanmar non accenna a sfiorire, proprio come l'attenzione dei capitali esteri. Il 2015 è stato un anno delicato per il Paese, con le prime elezioni “vere” dal 1990, stravinte dalla Lega per la democrazia di Aung San Suu Kyi, che ha così spodestato gli epigoni della giunta militare. Gli osservatori internazionali hanno atteso con cautela un passaggio di testimone che si temeva potesse riservare sorprese e intralciare lo sviluppo economico. Tutto però sta procedendo in modo ordinato. E, secondo i dati del Direttorato per gli investimenti diretti esteri del Myanmar, il 2015 si è chiuso con 9,4 miliardi di dollari di investimenti diretti esteri, il 16% in più rispetto all'anno precedente, quando già il flusso era raddoppiato.

Non è un caso che nel solo mese di marzo del 2016 (il Myanmar segue l'anno fiscale, che si chiude appunto a marzo) siano arrivati quasi 4 miliardi di dollari. Dopo il voto di novembre e l'insediamento del nuovo presidente, il primo civile nella storia del Paese, le incognite legate all'avvicendamento della leadership politica si sono sciolte e gli investitori che erano rimasti alla finestra hanno rotto gli indugi. Proprio a marzo, è arrivato un maxi-progetto d'investimento di 2 miliardi nel settore energetico.
Lo stesso Governo di Nay Pyi Taw era stato cauto nella stima dei capitali in ingresso e per il 2015 aveva fissato il target a 6 miliardi di dollari. Si tratta, va detto, di progetti d'investimento approvati dalle autorità: non ancora soldi spesi quindi, ma comunque un buon termometro della fiducia nelle prospettive economiche e nella stabilità del Paese.

Come spiega Paolo Arnello, business developer della Camera di commercio Italia Myanmar, «gli investitori scommettono sul Paese. Da gennaio in poi sono cresciute enormemente le richieste di joint venture da parte di società straniere. Gli operatori erano rimasti in attesa dell'esito delle elezioni e delle eventuali reazioni interne, ma subito dopo aver visto che tutto si è svolto senza interferenze il mercato è ripartito». Le aziende italiane presenti in Myanmar - aggiunge Arnello - sono ancora pochissime, ma l'interesse sta aumentando: «Il problema è che bisognerebbe fare in fretta, perché oggi si stanno muovendo in tanti sul Myanmar e in particolare tutti i Paesi dell'area Asean». Il primo a scommettere sul Myanmar è Singapore, da dove sono arrivati 4,3 miliardi in 55 progetti. Al secondo posto si piazza la Cina, con 3,3 miliardi.

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