Big data big salary, dicono negli Stati Uniti, dove la professione emergente del XXI secolo è nel radar di migliaia di giovani. Sì perché, come spiega Data Jobs, questi professionisti «possono portare un grande valore aggiunto alle aziende, “traducendo” un’enorme e complessa mole di dati in strategie chiave». Due le ragioni per le quali ai Big data scientist negli Stati Uniti arrivano a uno stipendio a sei cifre. Primo: la natura del loro lavoro permette la moltiplicazione delle opportunità di business, e - secondo - c’è una grande scarsità di professionisti di questo tipo in giro per il mondo. La retribuzione tipo? Data Jobs indica un’ampia forchetta che va da 85mila a 175mila dollari l’anno. E pare che a Facebook e Linkedin i data scientist siano pagati più degli ingegneri informatici.
Ma facciamo un passo indietro e vediamo in dettaglio qual è questa professione, definita due anni fa dall’Harvard Business Review la più «sexy» negli Stati Uniti. Quella del Big data scientist è una figura a competenze plurime: deve saper gestire, acquisire, organizzare ed elaborare dati. Ma anche sapere come e quali informazioni estrarre, nel nome della miglior statistica, infine - nella veste di “animale d’azienda” - deve essere in grado di comunicare cosa suggeriscono i dati, proponendo innovative e complesse strategie di business.
Anche in Italia c’è grande attenzione ai Big data scientist. A partire per esempio dalle compagnie assicurative, che hanno abbondanza di attuari (i professionisti che determinano l’andamento futuro di variabili demografiche ed economico-finanziarie) ma ora comprendono di aver necessità anche di nuove figure professionali, in grado di disegnare strategie sulla base dei “big data” raccolti online. «Quella del data scientist sarà nei prossimi anni tra le figure più ricercate nel mondo del lavoro - spiega Dino Pedreschi, professore ordinario di Informatica all’Università di Pisa - e sono sempre di più le università che preparano percorsi post-universitari aperti a tutti i curriculum». Mentre McKinsey stima che entro il 2018 ci sarà una domanda di queste figure professionali superiore del 40-60% rispetto all’offerta.
Tutto bene quindi? Forse no. Dagli Stati Uniti iniziano a levarsi alcune voci perplesse. Secondo Roland Cloutier, capo della sicurezza informatica di ADP, l’alta domanda di Data scientist potrebbe presto crollare per la concorrenza dei robot: «col tempo, i software saranno sempre più in grado di svolgere i lavori oggi appannaggio dei data scientist», spiega. Le nuove generazioni di tools - simili a quelli per esempio di Tableau software - miglioreranno i flussi di lavoro e l’interpretazione algoritmica delle enormi masse di dati raccolti, «e questo è il genere di automazione destinato a eliminare gran parte della domanda per data scientist umani», avverte Sirish Raghuram, ceo della californiana Platform 9. E a spazzare via un bel po’ di potenziali posti di lavoro, magari proprio quando molti giovani avranno puntato su questa professione.
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