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La Federal Reserve lascia aperta la porta a un rialzo a giugno

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I tassi restano invariati

La Federal Reserve lascia aperta la porta a un rialzo a giugno

Resta aperta la possibilità di un rialzo dei tassi a giugno. La Federal Reserve ha mantenuto il costo ufficiale del credito nel range compreso tra lo 0,25% e lo 0,50%, e nello stesso tempo non ha voluto dare troppa enfasi alle novità emerse dai dati sull’attività economica, confermando la diagnosi già elaborata a marzo. A conferma delle preoccupazioni per le ricadute che le proprie scelte potrebbero avere sulle economie emergenti, aumenta però l’attenzione per i fattori economici e finanziari globali.

La banca centrale di Washington sembra quindi non aver voluto modificare le aspettative degli investitori, che puntano su una stretta graduale e molto prudente. Il comunicato riconosce infatti che «la crescita dell’attività economica sembra aver rallentato» - l’indice settimanale GDPNow della Fed di Atlanta, appena rivisto, punta a un +0,6% per il primo trimestre 2016, dall’1,4% del quarto trimestre 2015 - ma la frenata non ha impedito progressi sul fronte dell’occupazione: «Le condizioni del mercato del lavoro sono ulteriormente migliorate». Anche se in realtà l’Indice delle condizioni del mercato del lavoro, elaborato dalla stessa Fed per riassumere tutti gli indicatori sull’occupazione, resta ai livelli più bassi dalla Grande recessione.

Il rallentamento sembra essere legato all’andamento dei consumi: «La crescita delle spese delle famiglie - scrive il comunicato - ha frenato». Anche in questo caso la Fed sembra voler suggerire però che la situazione è transitoria: «Il reddito reale delle famiglie è aumentato a un ritmo stabile e la fiducia dei consumatori resta elevata», ha aggiunto. È scomparso il riferimento alla debolezza dell’andamento delle esportazioni nette, anche se i fattori economici e finanziari globali, che nel comunicato di marzo semplicemente «ponevano rischi», ora saranno «attentamente monitorati» insieme agli sviluppi dell’inflazione. Il passaggio dalla semplice ricognizione di un rischio all’annuncio che sarà effettuata una valutazione politica segnala che è su questo aspetto che si giudicherà l’opportunità, a giugno od oltre, della prossima stretta.

È rimasta infatti immutata, anche nelle parole, la diagnosi sull’andamento dei prezzi: la bassa inflazione continua a essere considerata un fenomeno passeggero, che scomparirà quando gli effetti del calo dei prezzi dell’energia scompariranno e - di nuovo - «il mercato del lavoro si rafforzerà ulteriormente». La Fed punta molto sul fatto che l’aumento dell’occupazione si traduca in un aumento dei salari e quindi dei prezzi, anche se i dati su questa catena di eventi - che formano la curva di Phillips - non permettono conclusioni univoche: il tasso di disoccupazione è calato al 5% ma non si intravvedono ancora pressioni sull’inflazione.

Il dollaro ha reagito al comunicato con un moderato rialzo - è salito dello 0,4% l’indice che ne riassume l’andamento verso le 10 maggiori valute - ben presto annullato. Anche gli investitori, nella loro prima valutazione, sembrano quindi pensare che la riunione di aprile non abbia modificato, e non abbia inteso modificare, le aspettative sui tassi, lasciando aperta la porta per un rialzo a giugno, quando saranno disponibili anche le nuove previsioni su pil, lavoro e prezzi.

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