Mondo

L’Irlanda esce dall’impasse: accordo per un governo di minoranza

  • Abbonati
  • Accedi
dopo uno stallo di 62 giorni

L’Irlanda esce dall’impasse: accordo per un governo di minoranza

Enda Kenny (Afp)
Enda Kenny (Afp)

Sindrome spagnola scongiurata a Dublino, almeno per ora. I due principali partiti irlandesi, il Fine Gael del premier uscente Enda Kenny, e il Fianna Fail hanno infatti raggiunto un accordo per formare un governo di minoranza, che sarà guidato con tutta probabilità dallo stesso Kenny. Il Paese esce così da uno stallo durato 62 giorni, che faceva temere il ricorso a elezioni anticipate.

In base all’intesa, che dovrà ora essere ratificata formalmente dai due raggruppamenti politici, il Fianna Fail sosterrà dall’esterno l’esecutivo, astenendosi su provvedimenti chiave e consentendo in particolare - l’indiscrezione è dell’agenzia Reuters - l’approvazione della legge di bilancio fino all’ottobre 2018. È stata trovata un’intesa di massima su questioni “calde” come le tasse, gli stipendi pubblici e le abitazioni, che dovrà naturalmente superare la prova della effettiva e quotidiana attuazione dell’attività di governo.

L’impasse politica

Dal voto del 26 febbraio scorso, in cui il governo sperava di sfruttare le ottime performance dell’economia dopo la grave crisi finanziaria e un piano di aiuti internazionali, la maggioranza era uscita in realtà con le ossa rotte. Il partito centrista di Kenny, il Fine Gael, si era infatti confermato il più votato, ottenendo però solo 50 seggi su 158: un risultato che, sommato alla débâcle dei partner laburisti - appena 7 seggi - aveva impedito un bis della coalizione. Escludendo da qualsiasi possibile coalizione alternativa il Sinn Fein (23 seggi), erede del braccio politico dell’Ira ancora tenuto a distanza dagli altri partiti, l’unica alternativa possibile era apparsa subito una grande coalizione con il principale raggruppamento di opposizione, il Fianna Fail di Micheal Martin (44 seggi). Il problema è che, sebbene i due movimenti abbiano ideologia e orientamenti non distanti (sono entrambi partiti centristi), sono divisi da una rivalità quasi secolare, che affonda le sue radici nelle posizioni assunte dopo la guerra di indipendenza dalla Gran Bretagna.

Così, sebbene nelle settimane successive si siano susseguiti gli inviti ad allearsi in nome del bene comune, i due partiti non hanno fatto il grande passo. E sono falliti anche i tentativi di dar vita a coalizioni arcobaleno, aggiungendo l’Irlanda ai Paesi Ue in preda a una paralisi politica post elettorale, di cui la Spagna è l’esempio più lampante. Negli ultimi giorni i negoziati si sono dunque focalizzati sulla possibilità di dar vita a un governo di minoranza e non sono mancati contrasti forti: su tutti, quello sull’impopolare tassa sull’acqua, che il Fine Gael vorrebbe mantenere e il Fianna Fail sospendere per l’intera legislatura.

Le prossime tappe

Ora un compromesso sembra raggiunto, anche su questo punto e i dettagli saranno discussi nel week-end dai due leader, Kenny e Martin. Come pure nel week-end si dovrebbero sciogliere le incertezze sull’appoggio al governo di almeno una parte dei deputati indipendenti. Il Parlamento dovrebbe poi riunirsi mercoledì prossimo per eleggere il primo ministro.

L’impasse politica non ha avuto per il momento effetti significativi sul buon andamento dell’economia, risultata nel 2015 quella a crescita più rapida dell’Eurozona, ma qualche analista teme che un governo di minoranza troppo debole possa impedire di affrontare in maniera efficace nodi importanti per la ripresa, come la carenza di abitazioni o gli investimenti infrastrutturali. Alcuni temono poi che la vita del governo sarà più breve di quanto oggi viene preventivato. I prossimi mesi diranno se, dopo il miracolo economico, l’Irlanda saprà ancora sorprendere in positivo l’Europa.

© Riproduzione riservata