Donald Trump ha stravinto in Indiana e ha fatto storia: è il primo non politico a garantirsi una nomination del Partito repubblicano dai tempi di Eisenhower che era però un Generale a cinque stelle e il condottiero che ha sconfitto la Germania nazista in Europa nella Seconda Guerra Mondiale. Hanno perso Ted Cruz, che ieri a sorpresa si è ritirato lasciando il campo libero a Trump; coloro che nel corso della campagna per queste primarie hanno sempre sottovalutato Trump scommettendo ora su Bush, ora su Cruz o peggio ancora, all'inizio su Ben Carson.
Hanno perso coloro che davano per certa anche fino alla settimana scorsa l'ipotesi di una “brokered” Convention a Cleveland, in Ohio, dove a partire dal prossimo 18 luglio si terrà la riunione di partito con la partecipazione di un milione di persone. Soprattutto ha perso il partito repubblicano, che ha dovuto registrare un totale scollamento con la base del suo partito e accettare come leader l'uomo che aveva sempre ostacolato, o peggio boicottato, e che si presenterà con una piattaforma completamente diversa, soprattutto in tema sociale da quella della destra repubblicana che finora aveva dominato l'agenda del GOP.
Per la leadership del partito, a partire dal presidente della Camera Paul Ryan, si tratta di un brutto colpo. Ma sarà anche il caso, per loro, di recitare un mea culpa: è stato il progressivo spostamento a destra del partito e la politica del muro contro muro con l'amministrazione democratica che alla fine hanno prevalso sull'ideologia molto volubile degli americani.
Ha perso infine Hillary Clinton: Bernie Sanders non doveva vincere l'Indiana, ma lo ha fatto in scioltezza, addirittura con il 52,4% dei voti contro il 47,6% di Hillary. Non che la vittoria di Sanders vada a modificare l'esito della nomination: anche se Sanders facesse bene in California, a questo punto la nomination è di Hillary.
E ora guardiamo al dopo, allo scontro diretto fra Hillary e “il” Donald: l'ingresso nella quarta fase delle primarie ha subito un'accelerazione. Già ieri nel suo discorso per la vittoria pronunciato a New York alla Trump Tower, Donald è partito all'attacco di Clinton: Cruz ha fatto bene a ritirarsi, ha detto Donald, ora dobbiamo pensare all'unità e a battere Hillary Clinton. Ce la farà? Tutto è possibile: dei 17 candidati in corsa il vero outsider era lui, Trump, ma li ha battuti tutti. Hillary invece fatica a costruirsi un'immagine di gloriosa e simpatica concorrente. Detto questo, in America è forte il partito degli indipendenti: sono loro la maggioranza vera e si dice che in stragrande maggioranza voterà comunque e sempre contro Trump.
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