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Venezuela, scontro sul referendum revocatorio. Possibile mediazione del…

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cresce la tensione nel paese

Venezuela, scontro sul referendum revocatorio. Possibile mediazione del Vaticano

La  presidente del Consiglio elettorale nazionale  (Cne), Tibisay Lucena
La presidente del Consiglio elettorale nazionale (Cne), Tibisay Lucena

Pro o contro. Una tensione crescente e un Paese spaccato in due. Mezzo Venezuela chiede un referendum revocatorio contro il governo di Nicolas Maduro e l'altra metà definisce l'iniziativa totalmente «anticostituzionale».

Uno scontro frontale in un Paese petrolifero che vive una grave crisi energetica e una profonda recessione economica. In questa impasse politico istituzionale partirà da Roma, alla volta di Caracas, monsignor Paul Gallagher, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati. I rumors avevano diffuso l'ipotesi di un viaggio del Segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, che però ha rilasciato una dichiarazione chiara: «No, non andrò in Venezuela. Nei prossimi giorni ci sarà un viaggio a Caracas del Segretario per i Rapporti con gli Stati, mons. Paul Gallagher, per una ordinazione episcopale. Ma potrebbe essere l'occasione per qualche colloquio».

L'iniziativa referendaria dell'opposizione venezuelana, conseguente alla crisi in corso, ha provocato una reazione dura dei vertici governativi: Il vicepresidente venezuelano, Aristobulo Isturiz, e il numero due del chavismo, Diosdado Cabello hanno detto che «non esiste nessuna possibilità», che il presidente Maduro sia rimosso attraverso il referendum revocatorio.

I toni sono molto accesi. Isturiz ha sottolineato che «la destra non riuscirà a togliere di mezzo Maduro né con un referendum né con nessuna altra invenzione; non ci siamo con i tempi e loro lo sanno benissimo». E infine: «La destra sta cercando di manipolare ed ingannare la gente».

Il quadro politico venezuelano è complesso anche perché l'opposizione ha la maggioranza al Parlamento e il tasso di conflittualità è tale da impedire qualsiasi scelta di politica economica che tampone la situazione emergenziale: inflazione vicina all ' 800%, industria paralizzata, scarsità di alcuni generi alimentari.

La minoranza pro governativa nel Parlamento venezuelano ha richiesto al Tribunale Supremo di Giustizia (Tsj) che dichiari illegali le ultime tre sessioni dell'organo legislativo, invalidando tutte le decisioni adottate in quel periodo. Il deputato chavista Pedro Carreno, a nome dell'intero gruppo parlamentare (54 seggi su un totale di 165), ha chiesto al Tsj che le sessioni del 26 e 28 aprile, così come quella dello scorso 3 maggio, siano dichiarate non validei, sostenendo che il Parlamento . Giovedì 28 aprile, l'Assemblea Nazionale aveva approvato con una maggioranza qualificata di 3/5, una mozione di censura contro il ministro Rodolfo Marco Torres, vicino a Maduro, per essersi rifiutato di comparire in Parlamento per dare spiegazioni sulla disastrosa situazione della distribuzione degli alimenti nel Paese. Secondo la Costituzione venezuelana, questo voto di censura implica l'immediata destituzione del ministro, ma due giorni fa Maduro ha limitato per decreto i poteri del Parlamento, abolendone la facoltà di rimozione di membri del suo gabinetto.

Leopoldo Lopez Gil, padre di Leopoldo Lopez, leader dell'opposizione venezuelana, attualmente in carcere, è intervenuto a Roma chiedendo la mediazione vaticana. Lopez ha ribadito la gravità della crisi in cui versa il Paese e ha rimarcato il tema della violazione dei diritti umani.

L'opposizione non cede e rimanda al risultato delle ultime elezioni presidenziali, in cui Maduro, seppur con soli 300mila voti di scarto, si è aggiudicato la vittoria.

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