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Tedeschi irriconoscibili: i consumi crescono a ritmi mai visti

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LA GERMANIA CHE SPENDE

Tedeschi irriconoscibili: i consumi crescono a ritmi mai visti

Contrordine, i tedeschi stanno diventando un popolo di “spendaccioni”. La tradizionale propensione al risparmio viene erosa da un aumento costante dei consumi, che sono diventati, da un anno a questa parte, il principale motore della crescita nella prima economia dell’Eurozona.

Nel quarto trimestre 2015 la domanda domestica è cresciuta dell’1,8 per cento. Poco rispetto agli standard americani (dove la crescita è del 2,5 per cento) ma molto più della media tedesca dal 2000 al 2007 pari al solo 0,6 per cento.
Sono i consumi privati a tirare la crescita in Germania mentre le esportazioni subiscono il rallentamento dei più importanti mercati esteri, soprattutto emergenti, Cina in testa (anche se di recente gli ordini dell’industria hanno mostrato una interessante inversione di tendenza) .

La spesa delle famiglie, che tra il 2001 e il 2008 ha contributo alla crescita del Pil in media per 0,2 punti percentuali, è diventata la componente più importante l’anno scorso (quasi l’1 per cento) e nel 2016 il trend dovrebbe accentuarsi portando con sé anche un aumento delle importazioni.

Sono molteplici i fattori che hanno determinato la spinta ai consumi. In primo luogo le quotazioni del petrolio ai minimi che, abbassando la bolletta energetica, liberano reddito per altre spese; in secondo luogo gli aumenti salariali, con un +2,5% nominale nel 2015 mentre quest’anno i principali sindacati hanno avanzato richieste di incrementi tra il 5 e il 6 per cento e alla fine il risultato potrebbe essere un aumento pari al 3 per cento. La dinamica dei salari beneficia a sua volta di un terzo fattore importante nella congiuntura tedesca: il boom del mercato del lavoro. L’occupazione è ai livelli massimi dalla riunificazione. Sono 43 milioni gli occupati.

Infine, c’è l’elemento dello stimolo fiscale. La politica di bilancio del governo di Grande coalizione di Angela Merkel quest'anno darà un forte impulso alla crescita in gran parte per la spesa necessaria all’accoglienza dei rifugiati. Nonostante le secche dell’export, dunque, gli analisti prevedono un buon tasso di espansione dell’economia. Il Fondo monetario internazionale, nel suo ultimo rapporto, ha previsto un Pil a +1,5% nel 2016 e a +1,6% nel 2017.

In un quadro alquanto positivo, la vera incognita riguarda il medio e lungo termine, quando la domanda domestica non basterà più perché la Germania sarà indebolita dal calo demografico e dalla mancanza di lavoratori qualificati. Tra il 2020 e il 2025 la variazione del Pil dovrebbe rimanere sull’1,3 per cento medio e la popolazione diminuire di 500mila persone all’anno, a causa dell’invecchiamento. Le migrazioni saranno in grado di compensare il calo soltanto se arriveranno lavoratori sufficientemente qualificati da essere inseriti celermente nel mercato. Una sfida enorme anche per la Germania.

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