Mondo

«In Europa ondata di foreign fighters»

  • Abbonati
  • Accedi
Europa

«In Europa ondata di foreign fighters»

  • –Beda Romano

BRUXELLES

Il governo americano ha avvertito le autorità europee che il numero di combattenti stranieri che fanno regolarmente la spola tra Europa, Siria e Iraq è «senza precedenti» e a «livelli mai visti prima». L’avvertimento giunge in un momento delicatissimo, mentre il futuro dell’accordo tra il governo turco e l’Unione europea per meglio gestire l’arrivo di migranti dal Vicino Oriente è drammaticamente in bilico dopo le recenti dimissioni del primo ministro Ahmet Davutoglu.

«Vi sono migliaia di persone con passaporti occidentali, provenienti in particolare dall’Europa, che vanno e vengono in Siria e in Iraq», ha detto in un’intervista al quotidiano La Libre Belgique Lisa Monaco, consigliere del presidente americano Barack Obama per la lotta anti-terrorismo in visita in questi giorni qui a Bruxelles con l’obiettivo di rilanciare il rapporto con le autorità belghe dopo gli attentati terroristici del 22 marzo scorso. «Il flusso dei combattenti stranieri è a livelli mai visti prima».

La presa di posizione della signora Monaco è diversa da quella del Pentagono che in aprile aveva notato nel 2015 un calo delle partenze dei cittadini stranieri per combattere in Siria o in Iraq, da 2000 a 200 al mese. L’avvertimento della consigliera anti-terrorismo della Casa Bianca stona anche con quanto ha affermato sempre ieri alla radio France Info il coordinatore anti-terrorismo europeo. Gilles de Kerchove ha spiegato che in Europa «il numero di candidati alla Jihad è letteralmente crollato».

Si stima che vi sarebbero 30mila combattenti stranieri nelle file dello Stato Islamico, di cui 6.000 occidentali. Sempre secondo la signora Monaco due sono le minacce a cui è soggetta l’Europa. Non solo l’ex vice procuratore federale americano sostiene che lo Stato Islamico vuole organizzare nuovi attentati come quelli di Parigi e Bruxelles, ma l’organizzazione islamista ha enormi capacità di «reclutare, radicalizzare e mobilitare alla violenza le persone».

L’avvertimento americano giunge in una fase complicata. A fine marzo, l’Unione europea e il governo turco hanno firmato un accordo che prevede il ritorno in Turchia dei migranti arrivati dal Vicino Oriente in Grecia. In cambio, l’intesa prevede aiuti economici e soprattutto la liberalizzazione dei visti per i cittadini turchi che vogliono viaggiare in Europa. Quest’ultima misura può essere concessa, secondo le regole europee, solo se la Turchia rispetta pienamente 72 specifici criteri.

La Commissione europea ha dato il suo benestare alla concessione della libera circolazione, purché Ankara entro breve rispetti i cinque criteri mancanti, su 72 (si veda Il Sole/24 Ore del 5 maggio). Ve ne è uno sul quale il governo turco frena. Ankara si rifiuta di rivedere in senso restrittivo la definizione che dà del terrorismo nella sua legislazione nazionale. Associazioni umanitarie rimproverano alla Turchia di avere una definizione troppo ampia per meglio lottare contro l’indipendentismo curdo.

Parlando alla rete tv turca NTV, Volkan Bozkir, il ministro turco per gli Affari europei, ha spiegato ieri: «Non è possibile per noi accettare cambiamenti alla legge anti-terrorismo». Il rapporto tra Ankara e Bruxelles è peggiorato grandemente nelle ultime settimane, soprattutto dopo le recenti dimissioni di Davutoglu. Silurato dal presidente Recep Tayyip Erdogan, l’ex premier era stato in questi mesi il trait d’union tra i Ventotto e l’ala più nazionalista dell’establishment turco.

Addirittura martedì, Burhan Kuzu, un consigliere di Erdogan, ha minacciato che in assenza della liberalizzazione dei visti – una concessione che deve essere approvata sia dal Parlamento europeo che dai Ventotto – Ankara è pronta «a rimandare indietro» verso l’Europa i rifugiati ora in Turchia. L’accordo è quindi in forse, proprio mentre la Procura federale tedesca ha annunciato ieri che sta indagando su 40 casi di estremisti islamici sbarcati in Germania con l’ondata di immigrati arrivata negli scorsi mesi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA