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Sorpresa Germania: il Pil corre (+0,7%) grazie alla domanda interna. Bene tutta l’Eurozona (+0,5%)

FRANCOFORTE – L'eurozona ha chiuso il primo trimestre con una crescita lievemente inferiore a quella emersa dalle stime preliminari. Ma il solido andamento delle quattro economie più grandi, con un chiara sorpresa positiva da quella tedesca, segnala un buon inizio d'anno, anche se le incertezze sui prossimi mesi successivi e le divergenze all'interno dell'area della moneta unica rimangono ampie.

Il dato dell'eurozona è stato ritoccato a 0,5% dallo 0,6% delle stime preliminari. In realtà, tenuto conto degli arrotondamenti, la variazione è marginale: da 0,55% a 0,52. L'impulso maggiore è venuto dalla Spagna (+0,8%) e dalla Germania (+0,7%), ma anche Francia (+0,5%) e Italia (+0,3%) hanno accelerato leggermente il passo rispetto agli ultimi tre mesi del 2015.

Il tasso di crescita dell'eurozona su base annua è dell'1,5 percento. Qualche dubbio sul prosieguo dell'anno resta, soprattutto alla luce dei dati negativi sulla produzione industriale pubblicati giovedì, e dell'incertezza dei sondaggi fra le imprese. Inoltre, la cifra complessiva maschera divergenze preoccupanti. Due dei Paesi più vulnerabili, il Portogallo e la Grecia, continuano a faticare. Il primo con una crescita solo dello 0,1%, la seconda tornando ad accusare una contrazione, dello 0,4%, dopo la minima espansione di fine 2016.

Il risultato più eclatante viene dalla Germania, dove la crescita dello 0,7% è non solo superiore alla aspettative dei mercati, ma è anche il doppio di quella dell'ultimo trimestre dello scorso anno. Secondo i primi dati, l'economia tedesca è cresciuta più di tutte quelle del G-7, il gruppo dei principali Paesi industriali, nei primi tre mesi del 2016. Si tratta del ritmo più sostenuto dall'inizio del 2014. La Germania ha cambiato marcia, affermano in una nota gli economisti di Barclays. Nei mesi a venire, potrebbe però risentire della scomparsa di due elementi favorevoli che l'hanno spinta nel recente passato, il calo dei prezzi petroliferi e l'euro debole, secondo Jonathan Loynes, di Capital Economics.

La composizione della crescita pubblicata dall'ufficio federale di statistica racconta peraltro una storia diversa da quella abituale. Le esportazioni nette, cui solitamente viene attribuito il successo dell'economia tedesca, hanno in effetti dato un contributo negativo alla crescita. È la settima volta che questo avviene negli ultimi 9 trimestri, rileva Andreas Rees, di Unicredit. «È un risultato – sostiene Rees – che non combacia con l'opinione diffusa che la Germania sia tuttora dipendente dalla sua enorme macchina da export a svantaggio degli altri Paesi europei. In altre parole, un riequilibrio sta avvenendo da qualche tempo a questa parte, ma sfortunatamente è stato largamente trascurato da molti osservatori». Il surplus delle partite correnti della Germania, che supera l'8% del prodotto interno lordo, è finito ripetutamente nel mirino delle critiche della Commissione europea, del Fondo monetario e del Tesoro degli Stati Uniti, fra gli altri.

Gli ultimi dati serviranno senza dubbio al ministro delle Finanze, Wolfgang Schaueble, alla riunione del G-7 alla fine della prossima settimana in Giappone, per rintuzzare le pressioni che spesso vengono applicate su Berlino dai maggiori partner perché faccia di più per spingere l'economia. La crescita dell'economia tedesca nel primo trimestre va infatti attribuita alla domanda interna: la spesa per consumi delle famiglie, la spesa pubblica, legata soprattutto all'accoglienza del milione di rifugiati arrivati lo scorso anno nel Paese, e finalmente anche gli investimenti. La spesa per beni capitali è in aumento da sei trimestri a questa parte.

I consumi sono sostenuti dall'aumento del reddito disponibile, grazie al calo dei prezzi dell'energia, e in genere a un'inflazione bassissima (addirittura negativa per lo 0,3% secondo l'ultimo dato) e all'occupazione record. Le condizioni del mercato del lavoro, dove la disoccupazione è ai minimi dall'inizio degli anni ’90, favoriscono inoltre le rivendicazioni salariali (oltre che l'aumento delle ore perse per sciopero). Un accordo è stato raggiunto ieri dai metalmeccanici del Nord Reno Westfalia, la regione più popolosa del Paese, rappresentati dal potente sindacato Ig Metall, per la concessione di un aumento del 2,8% quest'anno, del 2% l'anno prossimo, oltre a una tantum di 150 euro che verrà erogata subito. Quella dei metalmeccanici del Nord Reno Westfalia è una trattativa che spesso fa da apripista per altre regioni del Paese e altri settori. È lecito quindi aspettarsi ulteriori aumenti salariali, che a propria volta sostengano i consumi.

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