Dopo cinque anni di crescita economica media del 6,3% sotto la guida dell'ormai ex-presidente Benigno Aquino, il timone delle Filippine passa nelle mani di Rodrigo Duterte, noto soprattutto per la lotta senza scrupoli alla criminalità e per le roboanti affermazioni. “The Punisher”, “Dirty Harry” o il “Trump d'Oriente, come viene soprannominato, deve ora dimostrare di saper gestire una delle economie a più rapida crescita della regione.L'élite imprenditoriale della capitale gli si è schierata contro alla vigilia del voto, ma chi ha avuto occasione di lavorare con l'ex sette volte sindaco di Davao assicura che il clima di legalità e trasparenza che ha saputo costruire ha aiutato lo sviluppo della regione, creando un ambiente favorevole agli investimenti.
Nel 2014, il Pil di Davao è cresciuto del 9,4%, contro il 6,1% registrato dal Paese. «Duterte - afferma Ebb Hinchliffe - direttore della Camera di commercio americana nelle Filippine - non è noto per il sostegno alle imprese, ma per l'integrità di governo, anche questa però aiuta le imprese». In calo dall'inizio di aprile, quando Duterte (71 anni) ha preso la guida dei sondaggi elettorali, la Borsa ha salutato con un rimbalzo il chiaro mandato ricevuto dal neo-presidente che si insedierà il 30 giugno (ieri però ha chiuso di nuovo in flessione). Anche la moneta si è rafforzata. Fitch e S&P sono fiduciose: entrambe sono convinte che il cambio della guardia non influirà sul merito di credito del Paese e S&P, in particolare, scommette sulla continuità delle politiche economiche.Una conferma arriva dalle prime dichiarazioni dei collaboratori di Duterte. In un incontro con la stampa, l'ex ministro dell'Agricoltura e membro del team politico del presidente, Carlos Dominguez, ha assicurato che il nuovo Esecutivo accelererà la spesa in infrastrutture potenziando il programma di partnership pubblico-privata già messo a punto da Aquino. L'obiettivo resta quello di portare gli investimenti in opere pubbliche dal 3% del Pil del 2014 al 5 per cento.
Il portavoce di Duterte, Peter Lavina, ha aggiunto che la crescita rimane la priorità, anche se il prossimo Governo cercherà di ampliare la platea dei beneficiari dello sviluppo, riducendo i poveri, che sono ancora un quarto della popolazione.Duterte, che ha più volte ammesso di non avere problemi a proseguire alcune delle politiche del suo predecessore, ha indicato come obiettivo un tasso di crescita del 7-8% annuo, sul quale ieri è arrivato un attestato di fattibilità dalla Banca centrale. Il vicegovernatore Diwa Guinigundo, nel comunicare la decisione di lasciare al 4% il tasso di riferimento, ha affermato che una crescita del genere è alla portata, se sostenuta dalla spesa pubblica. L'obiettivo per quest'anno è tra il 6,8 e il 7,8 per cento. Guinigundo ha aggiunto che la crescita «continua a essere solida» e che, considerato il chiaro mandato affidato dalle urne a Duterte, «ci aspettiamo che l'economia resti stabile e che continui a meritare la fiducia dei mercati».L'interesse degli investitori è destinato di sicuro a crescere se, come promesso, Duterte si impegnerà a rimuovere le restrizioni costituzionali che oggi impediscono ai capitali esteri di controllare le imprese attive in molti settori del Paese.
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