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Myanmar a caccia di investimenti

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sudest asiatico

Myanmar a caccia di investimenti

Con un Pil in crescita dell'8,6% nel 2016, secondo l'Fmi, il Myanmar è tra le dieci economie a più rapida espansione al mondo. Dopo i decenni di isolamento internazionale, un po' per scelta della giunta militare, un po' per effetto delle sanzioni internazionali adottate proprio contro i militari, il Myanmar è anche tra le nazioni più povere, con un Pil pro-capite di 1.300 dollari e un prodotto interno lordo di circa 67 miliardi di dollari, nemmeno il 4% del Pil italiano (dati nominali Fmi, 2015).Proprio per questo ha una gran voglia di recuperare il terreno perso e di aprirsi agli investimenti esteri, senza dimenticare l'attenzione allo sviluppo sostenibile. Soprattutto ora che a guidare il Paese c'è Aung San Suu Kyi e la sua Lega per la democrazia, dopo le trionfali elezioni del novembre 2015, che hanno consentito al partito di conquistare la presidenza e di creare per il Nobel per la pace il ruolo di capo dell'Esecutivo, ritagliandole “su misura” la carica di consigliere di Stato, finora non previsto nell'ordinamento birmano.«Alla fine del 2015 - racconta Sandar Htun - eravamo tutti molto fieri di poter finalmente votare liberamente e speriamo che il nuovo Governo possa guidarci verso il cambiamento». Nata, cresciuta, educata in Myanmar, dove vive e lavora, Htun (42 anni) è managing director del gruppo Shwe Taung, uno dei più grandi conglomerati del Myanmar, fondato nel 1970 da Aik Htun, padre di Sandar.

Le attività del gruppo vanno dalle costruzioni all'energia, dai concessionari Bmw e Scania, alle stazioni di rifornimento auto, dalle assicurazioni al real estate. Tanto per fare un esempio, è stato il gruppo Shwe Taung a realizzare il centro che ha ospitato il summit Asean del 2014.Sandar Htun ha appena presentato il suo gruppo al Myanmar business forum organizzato il 10 maggio a Torino dalla Camera di commercio del capoluogo piemontese, dal consolato generale del Myanmar e dalla Camera di commercio Italia-Myanmar, istituita a gennaio con sede proprio a Torino.Si potrebbe pensare che un conglomerato di queste dimensioni, già molto forte sul mercato interno, abbia tutto l'interesse a tenere alla larga concorrenti esterni. E invece i suoi manager sono in Italia proprio a richiamare investimenti. «Possiamo crescere e competere - spiega Sandar Htun - solo se le strutture interne del Myanmar si svilupperanno». E il contributo delle imprese estere sarà indispensabile. «Per esempio nelle costruzioni - continua Htun - il Myanmar è molto ricco di risorse naturali, ma ci mancano il know how e la tecnologia. Il 70% della popolazione poi vive in zone molto mal collegate.

Un altro settore che ha forte bisogno di crescere è quello dell'energia pulita».Le fa eco Kay Thi Soe, consigliere dell'ambasciata birmana a Roma: «Abbiamo bisogno di integrarci nell'economia mondiale». Thi Soe ricorda poi la recente visita del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni (6 aprile), primo membro di un Governo occidentale a visitare il Myanmar dopo l'insediamento del nuovo Esecutivo: «Dobbiamo approfondire le relazioni con l'Italia».«Il Myanmar è un mercato interessante per le imprese italiane», concorda il sindaco di Torino e presidente della Camera di commercio Italia-Myanmar, Piero Fassino, che è stato inviato speciale della Ue per il Myanmar dal 2007 al 2011. La città di Torino ha già in essere una serie di accordi con il Paese che coinvolgono imprese, università e istituti museali. «Il Myanmar è pronto a ricevere le nostre imprese e avanza già richieste specifiche.

Bisogna fare in fretta, però, perché la concorrenza è molto forte», aggiunge Andrea Ganelli, console onorario del Myanmar per Piemonte, Lombardia e Liguria.«Un partner come il gruppo Shwe Taung potrebbe essere interessante per una azienda come la nostra», afferma Massimo Faliselli, key account manager di Locman, marchio leader degli orologi in Italia: «In questa fase ci stiamo di nuovo concentrando sull'estero, dopo una fase di consolidamento del mercato italiano e l'Asia, insieme agli Stati Uniti, è di sicuro un punto di riferimento per il futuro. E il Myanmar è un mercato emergente con grandi possibilità di sviluppo e una popolazione molto giovane». Per affrontare una piazza di questo genere, continua però Faliselli, «abbiamo bisogno di trovare un partner strutturato che ci apra i canali, pensare di entrare direttamente in un mercato così sarebbe fuori luogo».

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