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Alibaba costretta a uscire dal consorzio mondiale anticontraffazione

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Alibaba costretta a uscire dal consorzio mondiale anticontraffazione

Reuters
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Tempi duri per la lotta alla contraffazione attivata dal gigante dell'ecommerce Alibaba group di Jack Ma, che non fa più parte del gruppo che lotta contro i falsi (anche) online.

Il gigante di Hangzhou è stato costretto a lasciare l'associazione che a livello globale si occupa di lotta alla contraffazione, l'International Anti Counterfeiting coalition (Iacc) che conta 250 membri di 40 Paesi diversi. Le motivazioni dell'uscita sono poco chiare. E, comunque, la decisione complica le cose per Alibaba, che pure sta cercando di risalire la china della qualità dell'offerta dimostrando a tutto il mondo che vuole e può fare pulizia dei falsi presenti sulle sue piattaforme. Il 4 maggio Jack Ma ha dichiarato che entro il 20 maggio le aziende ospiti rilasceranno una dichiarazione di provenienza della merce. Ma non basterà. L'espansione all'estero, Italia inclusa, subisce un contraccolpo inevitabile, Alibaba ha cercato di rassicurare tutti sottolineando le sue buone intenzioni.

In casa propria, inoltre, si troverà a doversi difendere da diretti concorrenti tra cui JD.com e & co., i rivali ai quali il ministro dell'Industria Zhang Mao poco più di un anno fa ha dato una pagella più lusinghiera. Alibaba con il 40% dei falsi online era risultata la peggiore azienda di e-commerce alla prova di un monitoraggio del ministero stesso.

Torna però la domanda. Perché non è più nell'Iacc Alibaba? Fa specie che siano usciti dalla Iacc tutti quelli online, tra questi anche gli americani the RealReal e wish.com. La motivazione è che queste società sarebbero carenti di autodifesa conto i fake goods.

A fine marzo il fatturato di Alibaba è stato di 485 miliardi, quanto Amazon e eBay messi insieme. Per Alibaba la pulizia è più complicata.

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Ma non è finita, ha sbattuto la porta allo Iacc anche Tiffany proprio perché - sembra – contesta l'apertura delle porte dello Iacc ad Alibaba. Robert Barchiesi, presidente di Iacc , inoltre, sarebbe in conflitto di interessi per aver comprato azioni Alibaba alla quotazione due anni fa. Insomma, non è proprio chiaro cosa ci sia dietro questa clamorosa uscita dalla lotta ai falsi.

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