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Colpo di grazia al turismo egiziano

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Le ripercussioni economiche

Colpo di grazia al turismo egiziano

Sharm El Sheik (Epa)
Sharm El Sheik (Epa)

Le immagini che ritraggono le spiagge quasi deserte delle località balneari del Mar Rosso e le piscine vuote dei grandi alberghi di Sharm el-Sheikh suscitano una sensazione di smarrimento. Così come le strette viette della medina del Cairo, così vuote da apparire più grandi. Lo stesso avviene alle piramidi di Giza o a Luxor. Solo sparuti gruppetti di turisti si aggirano tra le maestose rovine in uno scenario surreale. el Paese più popoloso del mondo arabo un cittadino su nove dipende dal turismo. Dipendeva. Chi ha la fortuna di aver conservato il suo lavoro oggi si domanda, non senza inquietudine: e ora cosa accadrà?

Se l'incidente che ha coinvolto un aereo civile egiziano, nella notte tra mercoledì e giovedì, dovesse davvero essere attribuito a un attentato terroristico, l'industria del turismo dell'Egitto, che solo nel 2010 rappresentava il 13% del Prodotto interno lordo e offriva lavoro ad almeno tre milioni di persone, rischierebbe di ricevere il colpo di grazia.

IL CROLLO DEGLI ARRIVI IN EGITTO
Numero di turisti in novembre e dicembre. Dati in milioni (Fonte: Capmas)

Per ora si sa davvero poco. Il sospetto che dietro l'incidente ci possa essere la regia del terrorismo jihadista non si può escludere. Anzi. L'ultimo, drammatico precedente è un ricordo ancora fresco. Era il 31 ottobre del 2015, quando un aereo civile russo con a bordo 224 passeggeri esplose mentre sorvolava i cieli del Sinai, un attentato rivendicato dall'Isis.

Ma se i sospetti si rivelassero fondati la situazione per il presidente Abdel Fattah al-Sisi si farebbe sempre più difficile. Da quando è divenuto presidente, nel giugno del 2014, ha fatto della lotta al terrorismo jihadista, ma anche all'islam più moderato dei Fratelli musulmani, la sua priorità. Con la Libia fuori causa, la Tunisia vittima di attentati contro i turisti, la Siria distrutta e il Libano il bilico, al-Sisi vedeva davanti a sè una grande opportunità: riportare il turismo egiziano ai fasti di un tempo, anzi addirittura superare quei risultati.

Lo scorso luglio, il ministro egiziano dell'Industria , Abdel Nour, aveva spiegato al Sole 24 Ore. «Nel 2010 14,8 milioni di turisti hanno visitato l'Egitto, un numero che ha generato 12 miliardi di dollari di entrate (dirette, ndr). Nel 2014 il numero di turisti era appena sotto i 10 milioni. Ci aspettiamo per il 2015 12 milioni di visitatori. Ma nel medio termine l'Egitto possiede le infrastrutture per accogliere 25 milioni di turisti per entrate superiori ai 20 miliardi. Credo che entro tre anni raggiungeremo questo obiettivo».

Speranze che probabilmente andranno deluse. L'attentato contro l'aereo russo ha indotto le compagnie russe, ma anche alcune britanniche, a sospendere i voli per le località del Mar Rosso. È rimasto poco dei 4 milioni di russi che si riversavano su queste spiagge.

Si rischia dunque di ripetere il disastroso bilancio turistico del 2011 e del 2013, se non addirittura di peggiorarlo. Il trend ha coinvolto anche l'Italia. Le prenotazioni italiane di soggiorni turistici in Egitto per la prossima estate sono crollate «del 90% rispetto al 2015» ha rivelato in febbraio il responsabile del turismo estero presso l'Authority per lo sviluppo turistico egiziana, Mohamed Abdel Gabbar. Previsioni funeste. Ma il passato recente era già desolante; in febbraio l'Egitto ha attratto 346.500 turisti. Nello stesso mese del 2015 – anno non certo brillante per il turismo– i visitatori erano stati 640.200. Un drammatico crollo.

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