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Perché Trump ora sembra più forte di Hillary

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primarie americane- video a confronto

Perché Trump ora sembra più forte di Hillary

Anestetizzati da tante serie tv sulla politica, a volte si dimentica di rivedere i classici. «Potresti essere un grand'uomo se non fossi tanto infedele, irresponsabile, indisciplinato» urla Hillary Clinton, non nel 2016 a Donald Trump ma nel 1991 a suo marito Bill. Il film è Primary Colors, diretto da Mike Nichols e scritto da un giornalista di Newsweek che seguì la prima campagna elettorale che poi Clinton vinse. Una storia romanzata si dirà; neanche tanto, nei decenni abbiamo saputo quasi tutto del matrimonio dei Clinton: lui tra difetti e scandali vinceva, lei fra tattica e bocconi amari si struggeva.

In questa primavera 2016, cinque mesi dalle elezioni, Clinton sembra rivivere la stessa dinamica che ha vissuto con suo marito, stavolta con l'avversario per la Casa Bianca. Sembra un destino, ancora un uomo che dice bugie, si contraddice, ha un rapporto sregolato con le donne e vince. Nei due video a confronto si vede quanto sia asimmetrica la battaglia mediatica fra i probabili nominati a novembre. I due giocano la stessa partita ma non devono sottostare alle stesse regole.

Da quando è in campagna elettorale Trump ha offeso minoranze, disabili, donne (nel video in alto afroamericani, messicani, una comica e una giornalista, battute sugli asiatici); fa a pezzi il melting pot con disinvoltura ma guadagna consensi. La stampa americana capisce in ritardo il potenziale di Donald e lo paragona a Berlusconi con una differenza di metodo: i media americani parlano di “insulti” e non “gaffe” come per vent'anni è stato impropriamente scritto dei pensieri dell’ex Cavaliere.

Tutte le bugie di Hillary

Tutto questo non vale per Hillary: «i 13 minuti di bugie» visualizzati sette milioni di volte (in alto un estratto) sono un collage di posizioni politiche che cambiano nel tempo, correzioni, frasi ondivaghe, insomma i vizi dei politici, peccati più lievi che dare agli afroamericani dei lazzaroni e ladri come fa Trump. Se non fosse che in questo video Clinton sembra vittima della sua stessa aspirazione, «l'unica cartuccia che abbiamo è la perfezione» diceva al marito nel sopracitato film. Ieri come oggi subisce così un uomo imperfetto e di successo, nuovi significati della massima «il privato è politico», cosa più grave pare che finora tutto l'esercizio in casa non le sia giovato; la perfezione è naturalmente un miraggio.

Anche le ossessive trascrizioni di dibattiti e dichiarazioni che fanno i giornalisti americani per inchiodare il politico alle sue parole pare valgano solo per Clinton. Trump nuota felice fra le sue contraddizioni non solo perché ai suoi elettori non interessano ma perché ripete che è un outsider mentre Hillary - le rimprovera il Washington Post - non fa nulla per smentire che lei è un’insider, una dell’establishment che gli elettori di Sanders e Trump detestano. Come tutti i nuovi arrivati, Donald non deve rendere conto di nulla, lei deve rispondere di tutto per sé e Bill. La settimana scorsa Trump le ha rinfacciato di essere «complice dei comportamenti del marito», lei ha scelto di non rispondere «non ho niente da dire».

Dal primo Clinton degli anni 90 Hillary sembra riprendere la tattica di dare messaggi positivi, evita per ora attacchi diretti, scelta che poteva risultare vincente per suo marito 25 anni fa non per lei oggi.

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