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Libia, la Ue rinnova per un anno la missione Sophia

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Libia, la Ue rinnova per un anno la missione Sophia

  • –dal nostro corrispondente
I primi controlli su un gruppo di migranti sbarcati in Europa
I primi controlli su un gruppo di migranti sbarcati in Europa

BRUXELLES - I ministri degli Esteri dell’Unione europea hanno deciso oggi qui a Bruxelles di rinnovare per un altro anno il mandato della missione Sophia al largo della Libia, con l’obiettivo di lottare contro i criminali dell’immigrazione clandestina e rafforzare la sicurezza nel braccio di mare che separa il Paese arabo dalle coste italiane e maltesi. Con l’occasione, i Ventotto hanno accolto positivamente il recente piano italiano per meglio gestire i flussi migratori provenienti dall’Africa e dall’Asia.

«La nostra è stata una discussione positiva e costruttiva», ha detto l’Alto Rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza Federica Mogherini, che in una conferenza stampa qui a Bruxelles al termine dei lavori ha annunciato, oltre al rinnovo del mandato di Sophia per un altro anno, due nuovi compiti per la missione europea: l’addestramento della guardia costiera libica, su richiesta del nuovo governo di unità nazionale, e l’applicazione dell’embargo delle armi, così come deciso dalle Nazioni Unite. «La nostra presenza nelle acque del Mediterraneo potrebbe essere rafforzata», ha quindi aggiunto la signora Mogherini.

Da alcune settimane circolava la possibilità di un rafforzamento della missione Sophia (si veda Il Sole 24 Ore del 19 aprile). Quest’ultima ha visto la luce nel giugno del 2015, vi partecipano 24 paesi, e può contare in linea di massima su sei navi e sette aerei. L’Alto Rappresentante ha spiegato che decisioni operative sul nuovo mandato verranno prese nei prossimi giorni.

Sempre ieri i ministri hanno dedicato una parte della loro discussione all’azione esterna dell’Unione nella gestione dei flussi migratori. Nelle conclusioni adottate dai Ventotto, i ministri hanno spiegato di avere accolto positivamente «la presentazione di proposte innovative da parte di tutti i paesi membri, tra cui il piano italiano», chiamato comunemente con l’espressione inglese migration compact. «Il Consiglio continuerà a studiare anche la proposta ungherese di Schengen 2.0».

Presentato in aprile, il piano italiano prevede una maggiore collaborazione con i paesi di partenza dei migranti, e lancia l’idea di obbligazioni europee per finanziare progetti in Africa o in Asia. L’ipotesi non piace ad alcuni partner. In una lettera inviata al premier Matteo Renzi, la Commissione ha ricordato che a Malta in novembre i Ventotto si erano messi d’accordo su un’altra soluzione: un fondo fiduciario Ue-Africa del valore di 1,8 miliardi di euro (si veda Il Sole 24 Ore del 22 aprile).
«L’impostazione che l’Italia e altri Paesi hanno dato a questo tema – ha spiegato dal canto suo il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni - è molto condivisa (…) Di questo dobbiamo essere soddisfatti». A dire il vero, nella sostanza, e al di là della questione controversa dei modi di finanziamento, il piano strategico italiano con cui affrontare l’emergenza immigrazione non è molto diverso da quanto i Ventotto hanno già discusso e deciso nel vertice di Malta in novembre.

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