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È già una vittoria per il governo Tsipras

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IL FOCUS

È già una vittoria per il governo Tsipras

La Grecia di Alexis Tsipras ha fatto i compiti a casa: cioè ha abbandonato la via del ricorso al referendum e del braccio di ferro continuo con la troika, decidendo di approvare tutto ciò che le era stato richiesto dai creditori. Una strategia che non lascia pretesti ai falchi per rinviare la questione cardine della riduzione del debito. Nella passata domenica il Parlamento ellenico (con la consueta risicata maggioranza) ha varato numerose misure che rischiano di avere un impatto recessivo: rialzo dell’Iva e delle imposte sulle società, nuova tassa sul settore alberghiero. Misure che si aggiungono all’aumento dei contributi previdenziali su pensioni e salari, agli aumenti di imposta sul reddito delle persone fisiche soprattutto per gli autonomi e agricoltori decisi dieci giorni fa.

Nell’ultimo pacchetto economico ci sono anche le misure che scatteranno automaticamente nel caso l’avanzo primario (cioè l’avanzo al netto dell’onere degli interessi del debito) previsto al 3,5% nel 2018 non raggiungesse l’obiettivo (lo stesso che il Fmi ritiene irrealistico). Si tratta di un taglio automatico che può arrivare fino al 2,5% del Pil (ma non riguarderà la spesa sociale). Qualcuno l’ha definita “austerità automatica”, cioè manovre che sono pronte nel cassetto nel caso in cui non vengano rispettati gli obiettivi .

Prima di provvedere all’esborso - hanno indicato fonti Ue - la troika dovrà verificare in modo puntuale e approfondito quest’ultimo pacchetto che dovrebbe dare il via libera a una tranche di prestiti fino a 11 miliardi di euro sugli 86 decisi a luglio dell’anno scorso in cambio di riforme.

I finanziamenti permetteranno ad Atene di rispettare le prossime scadenze: in particolare, oltre 2,2 miliardi di euro entro luglio alla Bce e di pagare stipendi e pensioni visto che già nel prossimo mese di giugno ci potrebbero essere problemi nelle esauste casse pubbliche di Atene che ha dovuto varare manovre di raccolta forzata di liquidità dagli enti locali, ospedali e altri enti pubblici presso la tesoreria generale per far fronte alle esigenze più immediate. Atene continua ad avere il controllo dei capitali e non ha accesso né ai mercati del debito né al Qe della Bce.

Che i creditori europei discutano apertamente dell’alleggerimento del debito greco, è comunque un successo politico per Alexis Tsipras che fin dall’inizio del suo premierato (il suo primo governo è del gennaio 2015) lo ha sempre considerato fondamentale. È, infatti, la vera contropartita del programma del terzo programma di austerità concordato con i governi europei e con l’Fmi. Già perché un debito pari al 180% del Pil non è gestibile senza misure straordinarie di contenimento.

Dopo il debito Atene ha affrontato la sua seconda emergenza, quella dei migranti. Ieri la polizia greca ha iniziato l’evacuazione del campo di Idomeni, al confine greco-macedone, dove da circa tre mesi sono ammassati oltre 8.400 migranti. Le operazioni, che hanno visto il coinvolgimento di oltre 700 agenti di polizia, si sono svolte «nella calma» e senza l’uso della forza.

Le forze di sicurezza hanno chiesto ai migranti di salire a bordo di alcuni bus per essere trasferiti in vicini centri d’accoglienza. A fine giornata dopo il lancio dell’evacuazione, «2.031 migranti hanno lasciato» il campo di Idomeni per raggiungere dei centri di accoglienza a Salonicco, nel Nord della Grecia. Si tratta di sette ex fabbriche e di due campi con tende, ha commentato al Sole 24 ore telefonicamente Giorgos Kyritsis, portavoce del servizio greco di coordinamento della crisi migratoria. I migranti non volevano lasciare il campo per essere vicini alla frontiera nel caso in cui si fosse riaperta la via balcanica così da non perdere la precedenza. Ora hanno perso ogni speranza di riapertura della frontiera.

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