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I numeri del rebus greco e le possibili vie d’uscita

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LO SCENARIO

I numeri del rebus greco e le possibili vie d’uscita

I numeri del debito
Quanto vale il debito greco?

L’economia greca equivale per dimensione a quella di una regione come il Lazio o come la Catalogna, vale poco più di un terzo del Pil della Baviera. Per questo, pur avendo raggiunto livelli allarmanti, anche l’indebitamento di Atene ha dimensioni relativamente contenute. Alla fine del 2015 il debito pubblico complessivo della Grecia arrivava al 180% del Pil per un valore nominale di circa 320 miliardi di euro. Nelle previsioni del Fondo monetario il debito pubblico greco dovrebbe scendere al 174% entro il 2020 e al 167% nel 2022, poi ridursi gradualmente fino al 160% del Pil nel 2030. Non dissimili le proiezioni realizzate dalla Commissione europea fino a quella data. Il Fondo ritiene tuttavia necessario e urgente alleggerire la pressione sul debito di Atene e prevede che, in mancanza di un intervento in tal senso, il ritorno sul mercato provocherebbe una rapida risalita del debito greco fino a raggiungere il 250% del Pil nel 2060.

I creditori di Atene
A chi è in mano il debito greco?

Il debito greco è oggi in larga parte nelle mani degli Stati europei e delle istituzioni finanziarie internazionali. Il Fondo monetario detiene una quota pari al 5% del debito di Atene; la Banca centrale europea ha circa il 7 per cento. Gli Stati europei nei tre successivi salvataggi della Grecia si sono impegnati attraverso specifici meccanismi e sono esposti dunque indirettamente: la Greek loan facility, il primo strumento di sostegno creato a favore di Atene nel 2010 ha una quota del 17 per cento. L’Esm, il Meccanismo europeo di stabilità, ha il 49% del debito greco. La restante quota del 22% è in mano a investitori privati sotto forma di bond e altri prestiti.

Il rigore di Tsipras
Quali sono le previsioni sul deficit?

Dopo aver avuto il sostegno di tre salvataggi internazionali in cinque anni e dopo aver accettato durissime misure di austerity, così come imposto dalla troika, la Grecia rischia di avere bisogno di ulteriori aiuti per evitare il default. Unione europea e Fmi concordano sull’impegno del governo Tsipras per risanare i conti pubblici: le manovre approvate dal Parlamento greco negli ultimi dieci giorni erano una condizione necessaria per sbloccare la nuova tranche di finanziamento. Ma mentre per Bruxelles Atene potrebbe realisticamente riuscire a ottenere un avanzo primario del 3,5% del Pil già nel 2018, per l’Fmi l’avanzo primario al 3,5% è un obiettivo «irrealistico, soprattutto dopo una lunga recessione e in presenza di una disoccupazione strutturale elevata».

Lo scontro Ue-Fmi
È necessario intervenire sul debito?

L’Fmi ha partecipato ai primi due bailout ma ha finora rifiutato di prendere parte al terzo salvataggio spiegando che la Grecia non riuscirà mai far fronte a un debito così alto. Per l’istituto guidato da Christine Lagarde un’intervento di alleggerimento sul debito deve essere deciso prima della fine del programma nel 2018: «Una ristrutturazione incondizionata del debito di Atene - si legge nell’analisi dell’Fmi - è fondamentale per dare un segnale forte e credibile ai mercati sull’impegno dei creditori ufficiali a garantire la sostenibilità del debito». All’interno dell’Eurogruppo non sembra esserci una linea condivisa su come e quando intervenire sul debito di Atene. Per Germania, Olanda e Finlandia la presenza integrale dell’Fmi è una condizione politica indispensabile per proseguire nel programma di aiuti. Ma la stessa Germania vuole evitare di prendere decisioni prima delle elezioni politiche del 2017. «Prenderemo una decisione quando sarà il momento e lo farà chi sarà legittimato a farlo dopo il 2017», ha detto ieri il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schäuble che come Angela Merkel teme l’avanzata della destra xenofoba antieuropea.

Le opzioni sul debito
In che modo si può intervenire?

Per il Fondo monetario si deve intervenire per alleggerire la pressione sul debito greco in tre modi. Il primo: allungando le scadenze dei prestiti concessi fino a 30 anni. Il secondo: con l’estensione fino a 20 anni del periodo di grazia nel quale i pagamenti di Atene sono sospesi. Il terzo: fissando un tasso di interesse massimo dell’1,5% sui finanziamenti. I governi dell’Eurozona sembrano suggerire misure simili ma meno favorevoli ad Atene.