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Marò, trasformare la vicenda in un’opportunità

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Marò, trasformare la vicenda in un’opportunità

La partita con l'India non è finita. Sia pure con le lentezze di una giustizia internazionale che avrà l'obbligo di essere equa, ci deve ancora essere un processo al quale seguirà un giudizio inappellabile. Ma c'è un modo perché a quelle scadenze legali si arrivi in un modo diverso dal quale Italia e India si sono lasciati a causa della vicenda dei nostri due marò.

I due Paesi non hanno una storia politica ed economica condivisa. Le nostre esperienze, i contatti e gli affari in Asia sono sempre passati più per la Cina che attraverso il Sub Continente. E per l'India i veri partner europei, dopo evidentemente la Gran Bretagna, sono la Francia e la Germania. Ma se l'Italia ambisce a un ruolo globale nei commerci e negli investimenti, non può ignorare la democrazia più grande del mondo e il suo potenziale mercato da un miliardo e più di cento milioni di abitanti.

“Se l'Italia ambisce a un ruolo globale, non può ignorare la democrazia più grande del mondo”

 

La morte dei due pescatori del Kerala e l'ordalia dei nostri marò, accusati di averli uccisi senza che tuttavia in quattro anni un'incriminazione fosse mai formalizzata, ha scavato una ferita fra i due Paesi. Da una condizione di rapporti sostanzialmente senza storia, siamo passati a uno stato di sfiducia. Alcuni nostri comportamenti avevano trasformato quella sfiducia indiana in ostilità aperta: il tentativo di pagare le famiglie dei due pescatori del Kerala, la decisione di non rimpatriare i marò dopo che avevano avuto dalle autorità indiane il permesso di tornare in Italia per votare. A questo si era aggiunta la nostra sottovalutazione dell'India: del suo nazionalismo, dell'orgoglio di una potenza asiatica emergente e della sua rapida crescita economica.

Ora con un'azione congiunta delle istituzioni e delle imprese, c'è l'occasione di ribaltare questa realtà. Da casus belli, la vicenda dei marò può essere trasformata in un'opportunità, in un reset sul passato e un nuovo inizio. Fra due o tre anni, quando ad Amburgo il Tribunale del mare verrà convocato, due Paesi amici sapranno trovare meglio la via d'uscita definitiva da questa vicenda.

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