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Economia americana: il secondo trimestre già promette un recupero

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L'Analisi|LO SCENARIO

Economia americana: il secondo trimestre già promette un recupero

Non guardate a questi dati. Molto probabilmente sono distorti, non significativi. Come saranno alterati quelli sull’occupazione di venerdì prossimo. Non saranno questi numeri, ma altri, a definire la politica monetaria degli Stati Uniti, che ha promesso altri rialzi prima della fine dell’anno, forse - così credono i mercati - a cominciare da luglio.

Il primo trimestre dell’anno già appare meno disastroso di quanto apparisse all’inizio. La prima lettura del prodotto interno lordo indicava un modestissimo+0,5% annualizzato (in Europa, si sarebbe annunciato un +0,12%...), ,ma ieri è stato corretto allo 0,8%. Nel quarto trimestre del 2015 la crescita era stata dell’1,4 per cento, nel terzo trimestre del 2% e nel secondo del 3,9 per cento: c’è un evidente rallentamento legato alla frenata dei consumi che prosegue dal terzo trimestre del 2015, agli investimenti che hanno accelerato la loro flessione, e alla contrazione delle esportazioni. C’è tutto il materiale per ipotizzare una tendenza all’indebolimento della ripresa americana, tale da consigliare prudenza alla Fed, come ha fatto non a caso qualche economista.

Peccato però che il secondo trimestre stia andando molto bene: l’indice settimanale GDPNow della Fed di Atlanta, che cerca di tracciare il Pil di questa primavera, mercoledì puntava a un +2,9% annualizzato (+0,7% in termini europei), in rialzo dal 2,5% del 17 maggio: i dati sul settore manifatturiero sembrano indicare una ripresa degli investimenti. L’analogo indice NowCast della Fed di New York, aggiornato ieri, è meno ottimista ma punta comunque al 2,2% dall’1,7% del 20 maggio.

Cosa è successo? In realtà il primo trimestre dell’anno è da tempo il più debole, per l’economia americana: +0,8% quest’anno, +0,6% nel 2015, -0,9% addirittura nel 2014, quando il secondo e il terzo trimestre superarono il +4%. Un’analisi di Michael Gapen e Jesse Hurwitz di Barclays spiega che c’è probabilmente un problema nell’elaborazione statistica dei dati sugli investimenti (in particolare la loro destagionalizzazione), che altera strutturalmente la misurazione dell’attività economica invernale.

A cosa guardare, quindi? Le statistiche sul mercato del lavoro di maggio , previste per venerdì, saranno anch’esse distorte. Lo sciopero della Verizon interessa ormai 40mila lavoratori - contrari a ulteriori delocalizzazioni all’estero, all’allungamento delle trasferte e alla possibilità di usare addetti non iscritti ai sindacati - e la protesta va avanti da sei settimane. È vero che l’azienda di tlc ha assunto lavoratori per sostituire gli scioperanti, ma non sarà facile capire quanto le agitazioni avranno inciso sui dati finali.

Meglio allora affidarsi alle aspettative di inflazione, per quanto la loro misurazione sia elusiva: la Fed di Atlanta indica un discreto ancoraggio, al 2% delle aspettative della aziende, e un continuo peggioramento delle attese dei consumatori, scese ormai al... 2,6% - ben al di sopra dell’obiettivo, anche se al di sotto del 10° percentile dell’ultimo decennio - sul periodo di un anno, e al 2,5% mediano su quello a 5-10 anni. Sono numeri che, insieme al rialzo del petrolio - di per sé, però, irrilevante per la politica monetaria - possono creare un po’ di pressioni per un prossimo aumento dei tassi. Jerome H. Powell, che siede nel board, ha rivelato mercoledì che, per confermare le attese della Fed di un ritorno all’inflazione al 2% «sarà importante vedere un rafforzamento della crescita nel secondo trimestre dopo l’apparente debolezza degli ultimi due trimestri». La prima riunione utile dopo il dato sul Pil di primavera è però a settembre, troppo lontano; e la Fed ha altri strumenti per valutare l’andamento della crescita. Lo stesso Powell ha spiegato che un nuovo rialzo «potrebbe essere appropriato abbastanza presto» e la Yellen nel suo discorso di ieri ha aggiunto che sarà «appropriato nei prossimi mesi», un’espressione che, nel linguaggio della politica monetaria, non dovrebbe permettere di guardare fino a settembre, e sembra anche escludere giugno (che sarebbe però consigliabile perché le nuove proiezioni trimestrali della Fed potrebbero plasmare le aspettative del dopo rialzo). I mercati puntano così a luglio, data successiva anche al referendum sul Brexit, che potrebbe creare turbolenze sui mercati.

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