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Rally del dollaro, boom dei bond

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Asia e Oceania

Rally del dollaro, boom dei bond

  • –Vito Lops

MILANO

NEW YORK

Janet Yellen «sentenzia» che un nuovo rialzo dei tassi di interesse americani è più vicino. E incoraggianti dati economici sulla crescita statunitense danno credito alla sua fiducia che la ripresa saprà reggere la graduale stretta. Il doppio messaggio - che ha visto a fine seduta i future alzare le probabiltà di una mossa entro luglio al 75% - ha sospinto il dollaro, protagonista del maggior rafforzamento mensile da novembre. E fatto lievitare i rendimenti delle obbligazioni, soprattutto a scadenza più ravvicinata e più reattive alle manovre sui tassi, con la curva dei rendimenti tra titoli a breve e lunga, due e dieci anni, appiattita ormai ai minimi da oltre otto anni.

Se la Borsa e' rimasta sostanzialmente stabile alla vigilia del lungo fine settimana del Memorial Day, le altre piazze hanno dominato la giornata. Il dollaro ha guadagnato ieri lo 0,5% nei confronti un paniere di 16 grandi divise. L'euro e' da parte sua scivolato dello 0,7% a 1,11 dollari. E con la giornata di ieri si appresta a concludere maggio con un rialzo complessivo del 3%, il mese di guadagni più robusti da settembre 2014.

Sul fronte obbligazionario hanno preso lena i rendimenti di tutti i principali titoli: i Treasury decennali si sono attestati all'1,85% e i bond a due anni allo 0,91 per cento. Anche se contrattazioni sono rimaste limitate, sospese in anticipo, alle 2 del pomeriggio locale, per la festività.

Con 3.500 miliardi di euro in bond del debito sovrano con rendimenti negativi in Europa e forse diecimila miliardi di dollari in simili titoli sottozero tra Vecchio continente e continente Asiatico, il mercato dei buoni del Tesoro americani, oltre a quello azionario, appariva già destinato a rimanere meta o rifugio di crescenti capitali internazionali. Tanto più lo diventerà, agli occhi degli analisti, se la Fed fa scattare un nuovo rialzo dei tassi e l’espansione prosegue, nonostante rendimenti che in altri momenti verrebbero considerati poco allettanti. «Non esistono rendimenti al di fuori dell'America» tra i paesi avanzati, commenta Mark Grant di Hilltop Securities. Un trend che riguarda anche i titoli del debito aziendale americano, dove a loro volta sono emersi crescenti influssi dall'estero. A livello globale, peraltro, Bloomberg stima alla fine di questo mese saranno stati collocati a livello globale bond corporate non finanziari per ben 235 miliardi di dollari.

Gli Stati Uniti non sono l'unica piazza movimentata: i mercati emergenti a loro all'attenzione degli investitori pronti a sfidare i maggiori rischi che presentano. La tendenza è stata evidenziata da recenti emissioni record di paesi dalla Cina al Qatar: la nazione mediorientale, in particolare, ha collocato ben 9 miliardi di dollari in bond, il doppio delle attese e il massimo di sempre per un Paese dell'area. Con una domanda che aveva raggiunto i 23 miliardi, quasi il triplo dei titoli offerti. La cifra ha spinto il totale delle emissioni da parte di Medio Oriente e Nord Africa quest'anno a 29,3 miliardi, a sua volta il massimo storico nell'arco di sei mesi. Il rendimento medio dei titoli mediorientali e' attorno al 4,8 per cento. E la «fame» di bond contagia anche il Giappone: ieri Société Générale ha collocato 120 miliardi di yen (pari a 1,1 miliardi di dollari) in Samurai bond, nella maggiore operazione dell'anno che riguarda il debito giapponese per gli emittenti esteri. Per non parlare della Russia, che ha lanciato nei giorni scorsi il suo primo Eurobond dall’avvio delle sanzioni internazionali.

Da parte loro le Borse europee chiudono guardinghe una settimana molto positiva in cui Piazza Affari ha guadagnato il 4% (considerato lo stacco dei dividendi che ha pesato per il 2,2% e al netto del -0,17% di ieri), riducendo il passivo da inizio anno a -15%. Molto bene anche l’indice Eurostoxx, salito del 3,8% (nonostante la seduta piatta di ieri). Deboli ma sopra i minimi i titoli bancari, ancora sotto i riflettori dopo la notizia dell'aumento iper diluitivo lanciato dalla spagnola Banco Popular che ha riacceso le preoccupazioni sulla solidità degli istituti di credito gettando nuove ombre sul settore.

Sul fronte delle materie prime, il petrolio non è riuscito a tenere la soglia dei 50 dollari al barile, in un mercato che resta cauto in vista della riunione dell’Opec, l’Organizzazione dei Paesi produttori, del 2 giugno prossimo. Nuovi segnali di debolezza per l’oro che ha chiuso a 1.216 dollari l’oncia.

.@vitolops

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