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Arrivi e ricollocamenti, l’impotenza della Ue

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LO SCENARIO

Arrivi e ricollocamenti, l’impotenza della Ue

BRUXELLES – Bloccata la via balcanica, sembra drammaticamente ripreso il flusso di migranti dal Nord Africa, se è vero che secondo l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati nei tre più recenti naufragi al largo della Sicilia sono morte 700 persone. Complice anche la primavera, l'emergenza rifugiati torna d'attualità in una Europa apparentemente impotente sia nel frenare gli arrivi dai paesi di partenza, sia nel ricollocare sul proprio territorio le persone arrivate nell'Unione.

Sul primo fronte, la Commissione europea sta lavorando a un piano d'azione su cui collaborano due vice presidenti dell'esecutivo comunitario, Frans Timmermans e Federica Mogherini. Il programma, atteso a giorni, si baserà su due documenti. Il primo è quello emerso dal vertice che si è tenuto a Malta nel novembre scorso, insieme a molti capi di stato e di governo africani. Il secondo è il piano strategico italiano presentato in aprile, e meglio noto con il nome inglese di migration compact.

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In buona sostanza, l'obiettivo è di frenare gli arrivi, sostenendo l'economia nei paesi più poveri, e così frenare gli arrivi di migranti. L'Italia ha proposto l'emissione di obbligazioni comunitarie, che non piacciono ad alcuni partner; mentre da Malta è emersa l'idea di un fondo fiduciario UE-Africa del valore di 1,8 miliardi di euro. Qualche giorno fa, i ministri degli Esteri dei Ventotto hanno sottolineato la “necessità di accelerare i lavori (…) in particolare per determinati paesi chiave”, in Africa e in Asia.

“L'emergenza rifugiati torna d'attualità in una Europa impotente sia nel frenare gli arrivi dai paesi di partenza, sia nel ricollocare sul proprio territorio le persone arrivate”

 

Sul secondo fronte, quello del ricollocamento, le cose vanno ancora molto a rilento. Secondo le ultime cifre ufficiali, al 26 maggio scorso, sono state ricollocate 674 persone dall'Italia (sulle 39.600 previste nel biennio 2015-2017) e 1.044 dalla Grecia (sulle 66.400 previste). In tutto, 24 paesi hanno messo a disposizione ufficialmente 7.820 posti su un totale previsto in due anni di 160mila. Molti governi sono freddi nell'accogliere nuovi rifugiati, in un contesto di crisi economica e di estremismo politico.
L'atteggiamento inconcludente di molti paesi è anche provocato da una sfiducia reciproca tra europei. Il compito di selezionare le persone spetta alle autorità che hanno accolto le persone, ma in alcuni stati membri del Nord Europa si sostiene che in Italia o in Grecia il lavoro non viene fatto a dovere. Anche per questo motivo, nelle scorse settimane, il governo austriaco ha aumentato i controlli al Brennero per bloccare i presunti o i temuti arrivi dal Sud Italia.

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La recrudescenza dell'emergenza rifugiati giunge mentre il Consiglio europeo sta negoziando con il Parlamento europeo la nascita di un corpo europeo di guardie di frontiera. La speranza è di varare la nuova iniziativa alla fine dell'estate o all'inizio dell'autunno. La Commissione europea ha poi proposto nelle scorse settimane una (timida) riforma del Principio di Dublino che in questo momento prevede che il paese responsabile dell'asilo sia lo stato membro di primo sbarco.

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