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Sui migranti botta e risposta Bruxelles-Italia

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Sui migranti botta e risposta Bruxelles-Italia

La Commissione europea non ha ancora ricevuto risposte alle richieste di chiarimenti legali ed operativi sugli hotspot contenute tanto nella lettera inviata dal Commissario Dimitris Avramopoulos ai ministri Gentiloni ed Alfano il 13 maggio, quanto in quella di venerdì scorso del direttore generale della Dg affari interni Matthias Ruete al capo della polizia, Franco Gabrielli, e al prefetto Mario Morcone.

La presa di posizione europea ,resa nota da una portavoce della commissione, ha messo in fibrillazione i ministeri competenti che hanno fatto filtrare che arriverà a brevissimo, questione di giorni, la risposta del Viminale alla richiesta di chiarimenti da parte della Commissione europea sulla questione migranti. Gli uffici del ministero - il Dipartimento delle Libertà civili ed immigrazione diretto da Mario Morcone e la direzione Centrale dell'immigrazione e della polizia delle frontiere, guidata da Giovanni Pinto - sono al lavoro per replicare punto per punto ai rilievi mossi da Bruxelles e che riguardano essenzialmente gli hotspot galleggianti, l’apertura di nuovi hotspot e l’aumento della capacità delle strutture che contengono i migranti da espellere.

Di fronte alla crisi dei migranti si cercano risposte a geometria variabile a una delle più grandi tragedie della nostra epoca. Non sarà facile trovare una soluzione condivisa e risolutiva, ma una cosa è certa: ognuno deve fare la propria parte senza attendere l’aiuto provvidenziale di altri enti od organizzazioni. Così preso atto dell’assenza di risposte adeguate dello Stato francese sull’emergenza migranti, la sindaca di Parigi, Anne Hidalgo, ha annunciato ieri che il suo comune creerà autonomamente un campo umanitario per l’accoglienza dei più bisognosi nel nord della capitale.

Il luogo preciso non è ancora stato reso noto ma il campo di Parigi verrà creato sul modello di quello aperto con il contributo di Medecins sans Frontières (che ha ieri ha detto di non accettare più fondi europei per protesta per il trattato sui migranti con la Turchia) a Grande-Synthe, nel nord della Francia, con l’aiuto di associazioni e volontari. La sindaca ha espresso la speranza che «anche lo Stato possa aiutarci». «Ma oggi - ha continuato - non possiamo più permetterci di aspettare. È tempo di prendere l’iniziativa». E ancora: «Vedere quella gente nel fango è una situazione insopportabile per i parigini». È «inaccettabile e insostenibile». «Abbiamo un dovere di umanità». «E io tra dieci anni non vorrei trovarmi nella situazione di essere accusata per omissione di soccorso», ha concluso la Hidalgo. Una mossa coraggiosa.

In una nota diffusa (prima dell’annuncio) dal municipio di Parigi, si deplorava che un altro accampamento di fortuna era sorto in questi ultimi giorni nel diciottesimo arrondissement della capitale francese. «In questo momento ci sono circa 800 persone che dormono a terra, in condizioni sanitarie deplorevoli», affermava il comunicato. «Di fronte a questa situazione indegna per Parigi e per la Francia», rivelava il municipio parigino, Anne Hidalgo ha deciso di rompere gli indugi senza attendere lo Stato.

Anche la Commissione europea ha esortato sui migranti a fare di più. «Il ritmo delle ricollocazioni deve accelerare» o la Commissione farà scattare procedure di infrazione. Lo ha detto la portavoce, Mina Andreeva, a chi notava che finora si è fatto solo l’1% delle 160mila relocation promesse. Andreeva ha sottolineato che la decisione «è legalmente vincolante» e «deve essere messa in atto da chi l’ha presa». Per questo «abbiamo mandato lettere di avvertimento» ai governi e «se necessario, eserciteremo i nostri poteri come guardiani dei trattati». .

L’Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr) ieri ha diffuso nuovi dati relativi alle vite umane inghiottite dal Mediterraneo la scorsa settimana a seguito dei naufragi dei barconi di migranti. Il bilancio, secondo l’agenzia dell’Onu, è più pesante delle 700 persone annegate sin qui accertate: l’Unhcr ha aggiornato a 880 il numero di quei morti.

Dall’inizio del 2016, le persone decedute nel tentativo di arrivare in Europa via mare dall’Africa o dalla Turchia sono 2.510. Cifre che hanno indotto il portavoce dell’Unhcr, William Splinder, a definire che l’anno in corso «si stia rivelando particolarmente letale» per le rotta migratorie che passano dal Mediterraneo.

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