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Spinta su rimpatri e controlli: i funzionari Ue al Viminale

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IL CONFRONTO

Spinta su rimpatri e controlli: i funzionari Ue al Viminale

Migranti salvati dalla nave italiana “Vega” e trasportati al porto di Reggio Calabria (AFP Photo)
Migranti salvati dalla nave italiana “Vega” e trasportati al porto di Reggio Calabria (AFP Photo)

Una pressione implacabile: l’Unione europea non molla l’Italia e le sue procedure di controllo e gestione dei migranti. Gli irregolari, soprattutto. Martedì prossimo il vicedirettore generale immigrazione e affari interni della Commissione, Olivier Onidi, sarà a Roma per una visita di due giorni. Prima ai tecnici del ministero Affari esteri, poi al Viminale: con il direttore del dipartimento Ps, Franco Gabrielli, e del dipartimento Libertà civili, Mario Morcone. Mercoledì Onidi vedrà i rappresentanti dell’Unhcr (alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati) e dell’Oim (organizzazione internazionale per le migrazioni).
Proprio a firma di Gabrielli e Morcone è in partenza la lettera di risposta alle osservazioni di Matthias Ruete, direttore generale immigrazione e affari interni a Bruxelles. Supervisionato dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano, il testo indica tra l’altro tre nuovi hotspot in Calabria, Puglia e Sardegna, due entro luglio a Mineo e Messina, una serie di hotspot mobili da utilizzare nei porti dove mancano quelli fissi, l’attivazione di 1.500 posti nei Cie (centri di identificazione ed espulsione).

È probabile che la lettera per Ruete entri a far parte dell’incontro dei vertici Viminale con Onidi e il suo staff. Difficile, però, che soddisfi le attese dei funzionari Ue. Nonostante i risultati raggiunti finora e gli impegni assuntidall’Italia, il confronto rischia di essere duro. I rilievi della Commissione sono numerosi, specifici e dettagliati. E non si risolvono con l’aumento annunciato degli hotspot e del numero dei posti nei Cie. Circa il 60% degli sbarchi dei migranti in Italia approda nei porti privi di hotspot fissi. Ma già ora sono trasferiti verso le strutture di controllo; l’attivazione di diversi hotspot mobili dovrebbe sopperire alle fughe di chi vuole sottrarsi alle identificazioni. L’Ue, peraltro, chiede che se oggi al 90% degli stranieri vengono prese le impronte digitali, il tasso deve arrire al più presto al 100%. Per l’estate si preannuncia un fiume in piena di migrazioni dalla Libia, più di quanto non si veda già ora. I rilievi maggiori, però, riguardano la gestione dei migranti irregolari. Si mette all’indice un presunto alto tasso di fuga dai centri di accoglienza. Si appuntano le critiche sui rimpatri «non automatici» nei confronti di chi si è vista respinta la domanda di asilo e di chi non ha avuto il rinnovo del permesso di soggiorno. Certo, ci sono accordi di riammissione tra l’Italia, la Tunisia e l’Egitto - proprio giovedì un volo charter ha riportato in patria una trentina di tunisini - considerati positivi da Bruxelles. Ma la quota di nazionalità di migranti economici, privi dei requisiti per la protezione internazionale e di fatti irregolari, è molto più ampia. Tra Onidi e i tecnici del Viminale si discuterà su quanto è stato impiegato finora dei 43 milioni previsti dal fondo Ue Amif (Asilo, migrazione e integrazione, durata 2014-2020) da destinare proprio ai voli di rientro nelle nazioni di origine. E su come il ministero dell’Interno si è avvalso dell’apporto di Frontex, l’agenzia Agenzia europea per la gestione della cooperazione internazionale alle frontiere esterne), sempre per i rimpatri.

Risulta tuttavia che l’Italia stia negoziando accordi bilaterali di rientro con Ghana, Senegal, Costa d’Avorio, Gambia e Nigeria; contatti sono in corso con il Sudan. Nella discussione di martedì prossimo si affronterà anche il tema dei rimpatri volontari assistiti, più volte sollecitato in sede Ue dal governo italiano. Ma Bruxelles ritiene che intanto Roma non abbia svolto la sua parte. E sia ferma, su questo fronte, dall’estate 2015.
Non ci sono solo obiezioni, però. Gli apprezzamenti agli sforzi dell’Italia ci sono né manca il riconoscimento delle inadempienze degli altri stati membri sul meccanismo di relocation: prevede di riallocare in due anni 39.600 eritrei, finora sono stati solo 718. Focus anche sull’impegno comune in mare: al Viminale con i funzionari della Commissione si parlerà dell’urgenza di assicurare pieno coordinamento operativo tra la missione Ue nel Mediteraneo Eunavformed/Sophia e il dispositivo Triton-Frontex. Sarà affrontato anche il capitolo dei rischi legati agli sbarchi di minori non accompagnati e dei migranti probabili vittime di tratta. Nel 2016, infatti, risultano arrivati più di 600 minori eritrei. In casi recenti anche gruppi consistenti di giovani ragazze. Il pericolo di finire nel racket del lavoro nero e della prostituzione è dietro l’angolo.

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