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Strage a Istanbul, accuse al Pkk

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TURCHIA

Strage a Istanbul, accuse al Pkk

I primi interventi nei pressi di un hotel pesantemente danneggiato dall’attentato di Istanbul, in Turchia. (Afp)
I primi interventi nei pressi di un hotel pesantemente danneggiato dall’attentato di Istanbul, in Turchia. (Afp)

Il presidente della Turchia, Recep Tayyip Erdogan, punta il dito contro il suo nemico favorito, i curdi del Pkk, cui ha attribuito la responsabilità dell’attentato dinamitardo che ieri mattina ha visto un’autobomba esplodere al passaggio di un autobus della polizia nel centro di Istanbul, uccidendo 12 persone (7 agenti e 5 civili) e ferendone 36.
Per «l’organizzazione terroristica» Pkk «colpire le grandi città» come Istanbul «non è una novità» ha affermato Erdogan dopo aver fatto visita ai feriti dell’attentato.La polizia turca ha arrestato quattro sospetti.

L’esplosione è avvenuta vicino ad una fermata della metro non lontana dalla centralissima piazza Beyazit quartiere di Vezneciler nel cuore del Corno d’Oro di Istanbul. Numerose le ambulanze ed i mezzi delle forze di sicurezza accorsi sulla scena. Nessuno ha finora rivendicato l’attentato.

Lo scorso mese almeno 8 persone, inclusi alcuni soldati turchi, sono state uccisi dall’esplosione di un’autobomba contro un veicolo militare sempre a Istanbul. In quel caso l’attacco venne rivendicato dai curdi del Pkk. Due distinti attentati ad Ankara realizzati da un gruppo curdo scissionista del Pkk, il Kurdistan Freedom Falcons (TAK), hanno causato decine di vittime all’inizio dell’anno. Lo scorso 12 gennaio una decina di turisti tedeschi vennero uccisi da una bomba piazzata dall’Isis nel cuore turistico di Istanbul. Il 19 marzo vennero uccisi tre israeliani e un iraniano sulla principale strada commerciale di Istanbul, Istiklal.

Gli Usa, la Ue e il governo italiano nelle parole del nostro ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, («L’Italia è vicina ai familiari delle vittime e al governo turco») hanno fermamente condannato l’attacco.
«È difficile parlare della matrice dell’attentato perché al momento attuale non ci sono rivendicazioni anche se la tipologia di un attacco contro la polizia potrebbe far pensare a qualcosa legato alla guerra in atto. Anche se la stampa internazionale ne parla poco, solo nelle ultime settimane sono state uccise mille persone nel Sud-Est del Paese. Sono cifre mostruose», ha detto padre Claudio Monge, missionario domenicano a Istanbul intervistato dall’agenzia Sir-dire. «Sembrava- ha confermato padre Monge- che stesse riprendendo la fiducia nella gente in vista degli arrivi turistici e si sperava che non tutto fosse perduto per l’estate e invece l’attentato dà una botta definitiva alle speranze per la ripresa turistica, soprattutto per Istanbul dove è evidente un calo mostruoso di arrivi e presenze e questo mina la fiducia».
Lo scorso aprile l’ambasciata americana in Turchia aveva lanciato l’allarme su «minacce credibili» di attacchi contro zone turistiche a Istanbul e la città di Antalya.

“Secondo i dati del Global Peace Index, la Turchia è oggi il Paese più pericoloso in Europa, e il 145° in tutto il mondo”

 

Il rischio attentati ha avuto forti ripercussioni sul settore turistico del Paese: lo scorso aprile sono stati circa 1,7 milioni gli stranieri registrati in Turchia, con un calo di oltre il 28% rispetto allo stesso mese del 2015. Anche i turisti russi, in seguito all’abbattimento di un jet militare di Mosca da parte di Ankara, hanno cambiato meta.

La Turchia è oggi il paese più pericoloso in Europa, e il 145 ° di 163 in tutto il mondo, secondo i dati diffusi mercoledì dal Global Peace Index. La violenza in corso nel Sud-Est del paese e le proteste esplose tre anni fa con la dura repressione del movimento di Gezi Park sono costate al Paese quasi il 10% del suo Pil o 113 miliardi di dollari nel corso dell’ultimo anno, ha stimato l’Institute for Economics and Peace. L’escalation di violenza nella repressione e di attentati non pare cessare.

Come se non bastasse il ministero degli Esteri tedesco ha convocato l’incaricato d’affari turco in merito alle minacce di morte ricevute dai parlamentari tedeschi di origini turche dopo il voto al Bundestag che ha riconosciuto il genocidio armeno, mentre il presidente Erdogan li ha accusati di sostenere il «terrorismo».

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