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Strage in un club gay di Orlando: 50 morti. L’Isis rivendica

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killer di origine afghana

Strage in un club gay di Orlando: 50 morti. L’Isis rivendica

(Ap)
(Ap)

È una orribile strage, addirittura la peggiore carneficina nella storia degli Stati Uniti, quella compiuta dall’uomo che si è introdotto sabato alle 2 di notte (le 8 di domenica mattina in Italia) al bar Pulse, un club per gay a Orlando, in Florida, sparando all'impazzata con un fucile da assalto. Il bilancio ufficiale parla di 49 morti e 53 feriti. Questi i dati resi noti dalla polizia, qualche ora dopo il blitz in cui è rimasto ucciso l’attentatore. Il killer è stato subito identificato: Omar Seddique Mateen, nato nel 1986, americano della città di Port St. Lucie, in Florida, ma di origini afghane. Era una ex guardia giurata.

«Un atto di terrore e di odio», diretto «a tutti gli americani» e un’altra strage «che ci ricorda come sia facile acquistare delle armi negli Stati Uniti». Si è espresso così il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, in una breve dichiarazione video dalla Casa Bianca, in serata. Obama ha esortato «a restare uniti e a non cedere alla paura» e a conservare i «valori che ci rendono americani», aggiungendo: «Dobbiamo dimostrare che siamo un Paese che è soprattutto identificato per l'amore e non per l'odio». Sulla Casa Bianca è stata issata a mezz'asta la bandiera degli Stati Uniti, così come su tutti gli edifici governativi.

Secondo fonti della polizia il giovane sarebbe stato noto all'Fbi, addirittura una delle cento persone sospettate di essere simpatizzanti del califfato e per questo sul radar dei federali a Orlando. Il Daily Beast ha scritto che Mateen era stato segnalato nel 2013 e poi nuovamente nel 2014. A un certo punto, l'Fbi aprì anche un'indagine su di lui, ma poi chiuse la pratica quando non comparve nulla che suggerisse il proseguimento delle indagini. E secondo i media Usa, è stato lo stesso attentatore a telefonare al 911 durante il massacro nel gay club di Orlando e a rivendicare la sua affiliazione all'Isis. I jihadisti hanno celebrato sul web la sparatoria di Orlando come «il miglior regalo per il Ramadan».

La rivendicazione dell’Isis
A segnalarlo via Twitter è stata Rita Katz, direttrice del Site, il sito di monitoraggio delle attività jihadiste in rete. I jihadisti, ha riferito Site, hanno lodato così il killer: «Possa Allah accogliere l'eroe che lo ha fatto e ispirare altri a fare lo stesso». La stessa Katz, che ha postato le foto di Omar Mateen, ha poi diffuso la notizia che l’Isis, attraverso la sua agenzia Amaq, ha attribuito la strage di Orlando a un suo «combattente».

Potrebbe quindi non trattarsi di un “lupo solitario”. E non è neppure ancora chiaro se vi fossero contatti (e quindi una tempistica concordata) con l’uomo arrestato poche ore dopo a Los Angeles mentre con ogni probabilità si apprestava a compiere un atto simile al gay pride della metropoli californiana.

Il governatore della Florida: «È terrorismo»
Secondo il governatore della Florida, Rick Scott, «è chiaramente un atto di terrorismo». L'Fbi, dal canto suo, ha confermato che la sparatoria nel gay club di Orlando viene considerata un atto terroristico e che si valuta la possibilità che si tratti proprio di terrorismo di matrice islamista.

Rispondendo a una domanda riguardo al fatto che l'aggressore potesse avere contatti con l'estremismo islamico, l'agente Ronald Hoppe, dell'Fbi, ha risposto: «Abbiamo indicazioni che questo individuo potesse avere inclinazioni nei confronti di questa particolare ideologia». Ma poi ha aggiunto che queste indicazioni devono essere ancora verificate e confermate.

Il padre del killer «sostenitore dei talebani»
Il movente sarebbe stato l’odio nei confronti dei gay, secondo il padre del killer, intervistato da Nbc News: «Il movente religioso non c'entra nulla, ha visto due gay che si baciavano a Miami un paio di mesi fa ed era molto arrabbiato - ha affermato Mir Seddique Mateen - . Siamo scioccati come il resto dell'America».

Ma secondo la ex moglie (ha divorziato nel 2011) Mateen «non era una persona stabile» e la picchiava ripetutamente: «Una volta venne verso di me e iniziò a colpirmi solo perché la lavatrice non era ancora finita o qualcosa di simile», ha raccontato al Washington Post. La donna ha spiegato poi che Mateen era nato a New York da genitori afghani e che 8 anni fa lo aveva conosciuto online e poi si era trasferita in Florida per sposarlo a marzo del 2009.

Il Washington Post ha poi rivelato che, in realtà, il padre del killer sarebbe un sostenitore dei talebani. In passato l'uomo ha condotto una trasmissione tv sul canale “Payam-e-Afghan”, in onda dalla California. In uno dei suoi video rintracciabili su YouTube, Seddique Mateen esprime sostegno ai combattenti afghani: «I nostri fratelli del Waziristan, i nostri guerrieri nel movimento e i talebani dell'Afghanistan stanno risollevandosi».

In un recente video Mateen padre ha inoltre annunciato la sua candidatura alla presidenza dell'Afghanistan, ha riportato ancora il Washington Post. Parlando in Dari, Seddique Mateen manifesta gratitudine verso i talebani e ostilità nei confronti del governo del Pakistan: «Inshallah, la questione della linea Durand sarà presto risolta». La linea Durand, che storicamente separava le aree di influenza afghana e britannica alla fine dell'Ottocento, è stata ereditata dal Pakistan dopo l'indipendenza.

Le tre ore di inferno all’Orlando Pulse

La dinamica non è stata molto diversa da quella della strage al Bataclan di Parigi del 13 novembre 2015. Un'unica certezza: una serata di allegria che si trasforma in tragedia, spezzando la vita di decine di persone. Teatro dell'ennesima follia è stata la città di Orlando, in Florida, già scossa dall’uccisione venerdì sera della giovane cantante del contest di “The Voice”, Christina Grimmie, dopo il suo concerto.

Alle due di notte (le 8 in Italia), mentre gli ultimi ospiti prendevano l'ennesimo “shot” e si scambiavano chiacchiere e ballavano l'ultimo pezzo, si sono sentiti i primi spari. Sulla pagina Facebook del locale è apparso un primo messaggio: «tutti escano fuori e correte». C'erano più di 100 persone all'interno del locale, fortunatamente la folla andava scemando visto che si erano registrati, secondo alcune fonti, addirittura 320 ingressi in tutta la serata.

“Ha visto due gay che si baciavano a Miami un paio di mesi fa ed era molto arrabbiato”

Mir Seddique, padre del killer 

Un uomo comincia a sparare all'impazzata contro il soffitto e contro la folla che balla sulla pista. Chi si trova accanto al bancone del bar, riferiscono i testimoni, riesce a scappare dalle uscite posteriori. Ma all'interno, restano parecchie persone, che subito si distendono a terra con il viso rivolto al pavimento in preda al terrore. L'uomo quindi si barrica all'interno del locale, tenendo in ostaggio diverse persone per circa tre ore. Interviene La polizia: a quanto pare sono almeno nove agenti che cercano di sbloccare la situazione.

Alle 5 di mattina appare quindi un tweet della polizia della Florida che riferisce della morte del killer. Finisce l'incubo ma il bilancio è pesante: 50 morti e 53 feriti. Sono invece 30 le persone tratte in salvo. Nella conferenza stampa, il capo della polizia ha riferito che l'uomo era armato di un fucile d'assalto, di una pistola e di un altro tipo di ordigno non identificato.

Torna l’AR-15, l’arma preferita dagli stragisti
L’arma usata dal killer del bar Pulse è un fucile d'assalto semi-automatico AR-15 Bushmaster, versione civile dell'M-16, il fucile impiegato dai soldati Usa nel Vietnam negli anni '60. L'unica differenza tra le due armi è che mentre l'M-16 può sparare sia un colpo singolo che una raffica continua, l'AR-15 spara singoli colpi ogni volta che viene premuto il grilletto anche se può essere modificato per sparare raffiche continue.

INFO DATA / Le stragi di massa negli Stati Uniti (mappa interattiva)

I due mitra hanno il medesimo calibro 5,56 mm e sparano colpi fino all'esaurimento del caricatore (da un minimo di 5 ad un massimo di 100 colpi). L'AR-15 Bushmaster è la stessa arma protagonista dei più recenti massacri negli Stati Uniti, in seguito ai quali Obama ha dato il via oltre un anno fa a una prima stretta.

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