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Dallo StarTac ai satelliti: la paradossale parabola di Motorola

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Dallo StarTac ai satelliti: la paradossale parabola di Motorola

Corsi e ricorsi storici. La beffarda storia dei satelliti di Iridium sarebbe piaciuta a un amante della circolarità del destino come Giambattista Vico.
Fu Motorola, il produttore americano di telefonini che spopolava negli anni '90, a inventare il sistema di satelliti Iridium. Che però andò subito in bancarotta e rischiò pure la distruzione. Venti anni dopo, Iridium, destinata a scomparire scoppia di salute, mentre Motorola praticamente non esiste più (smembrata e una parte finita dentro il colosso Google).
Siamo nel 1994, all'alba della new economy e dell'avvento di Internet. La casa americana Motorola ha inventato i telefoni cellulari che saranno gli alfieri del boom economico. Una rivoluzione che cambierà la vita delle persone. Lo StarTac è l'apice del successo di Motorola: è il primo telefonino con un design accattivante; è richiudibile; è così piccolo che sta in un taschino (mentre i primi cellulari erano delle orribili padelle). La gente ne va pazza: diventa uno status symbol e se nel giro di pochi anni i cellulari, da oggetto per ricchi e di nicchia, diventano un fenomeno planetario, di massa, è anche grazie a quell'oggetto mai visto prima che tutti vogliono.
Sull'onda dell'entusiasmo, in Motorola si imbarcano in un progetto faraonico: lanciare in orbita il più complesso sistema di satelliti mai costruito. Negli uffici della multinazionale pensano che la telefonia del futuro passerà via satellite: 66 transponder che si muovono contemporaneamente alla velocità di 17mila miglia all'ora su sei rotte orbitali parallele attorno ai due poli. Nome: Iridium.
Il primo progetto risaliva addirittura al 1988 e derivava direttamente dal programma “Star Wars”, il sistema di difesa spaziale voluto del presidente Ronald Reagan e poi abortito. Roba da Guerra Fredda e Strategia della Tensione.
L'idea è geniale e visionaria. Forse troppo per i tempi. Infatti Iridium si rivela un disastro commerciale: personaggi famosi come Madeleine Albright, il segretario di Stato della presidenza Clinton (la donna della Guerra in Kosovo), si porta sempre in giro un telefono Iridium. Ma nel 1999 la compagnia ha accumulato debiti per 11 miliardi di dollari e brucia 100 milioni di dollari al mese. A rovinare le cose, poi, un sistema tariffario a dir poco barocco che obbliga a far transitare le chiamate per ponti radio su Mosca e sul Fucino in Abruzzo. La bancarotta è inevitabile, a dicembre del Duemila: è la più grande nella storia della Corporate America (sarà battuta poco dopo dal crack Enron).
A Palm Beach, buen retiro di ricconi in Florida, c'è un ex direttore generale della PanAm, la storica compagnia aere americana: è lì a godersi la pensione. Si chiama Dan Colussy. Ha 69 anni e un cognome quasi impronunciabile per gli americani. Perché in realtà è un cognome italiano: Colussi, come la marca dei famosissimi biscotti. La y finale è stata cambiata da qualche avo per suonare americano.
Ci voleva la genialità e la testardaggine di un italo-americano per salvare Iridium da una morte sicura. Motorola aveva deciso: la costellazione sarebbe stata distrutta. Tenerla in vita costava troppo: 7,5 milioni al mese. Meglio spegnere il segnale e lasciare che i satelliti cadessero sulla Terra, disintegrandosi nell'atmosfera. Una perdita colossale da archiviare sotto la voce “esperimento scientifico fallito”.
Colussy invece pensa che Iridium possa avere un futuro: tra mille difficoltà mette insieme una strampalata Armata Brancaleone di finanziatori, che va da un misterioso principe arabo fino d amici del Reverendo Jesse Jackson. E compra Iridium. Il resto è storia recente.

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