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Francia tra orrore e caos

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L'Analisi|nuovo attentato isis e proteste sociali

Francia tra orrore e caos

«Èstata superata un’altra soglia dell’orrore”, ha detto ieri il premier Manuel Valls nel commentare l’assassinio del poliziotto e della sua compagna a Magnanville. Ha ragione. Per la prima volta un rappresentante delle forze dell’ordine viene ammazzato in borghese, mentre sta rientrando a casa. E la compagna viene sgozzata in salotto, davanti al figlio di tre anni e mezzo. Niente a che fare con i poliziotti uccisi a gennaio dell’anno scorso dai fratelli Kouachi e da Coulibaly.

La Francia è sotto shock. E chiede nuove misure, pur senza sapere quali, per ritrovare il diritto alla normalità, alla sicurezza. Tanto più che Larossi Abballa, l'ennesimo “nemico in casa”, non è uno qualsiasi. Fin dal 2011, quando venne arrestato per la partecipazione a una filiera franco-pachistana di reclutamento per la Jihad, gli inquirenti sono in possesso di registrazioni telefoniche nelle quali il mostro di Magnanville dice ai suoi complici: “Credi davvero che abbiano bisogno di noi laggiù? Allah ci darà i mezzi per innalzare la sua bandiera qui, in Francia. E io ho sete di sangue”.

Durante i due anni e mezzo che ha trascorso in carcere, sono state fatte numerose segnalazioni a proposito del suo radicalismo e della sua attività di propaganda.
Certo, poliziotti e magistrati si difendono dicendo che negli ultimi mesi non aveva fornito alcun segnale sospetto. Ma ce n'era bisogno? Siamo proprio sicuri che il nostro Stato di diritto, con le sue belle garanzie alle quali siamo così tanto affezionati, non ci stia in realtà impedendo di difenderci davvero? E che non sia venuto il momento di “passare alla velocità superiore”, adottando misure preventive adeguate al terribile momento storico che stiamo vivendo?

Questo vale per il terrorismo. Ma anche per le violenze durante le manifestazioni, che hanno nuovamente contribuito a fare di quella di ieri una giornata nerissima per la Francia. Nessuno nega il diritto a manifestare, a protestare, a contestare, ci mancherebbe altro. Ma non quello ad assaltare le forze dell'ordine – mascherati e armati – al grido di “tutti odiano la polizia”. Forze dell'ordine che ormai faticano a conservare calma e freddezza. E lo si capisce, sottoposte come sono a una inedita somma di emergenze: il terrorismo, la follia degli hooligans del calcio, i black bloc, l'immigrazione clandestina, le frange violente dei movimentismi alla “nuit debout. Non c'è il diritto a distruggere vetrine e arredi pubblici che appartengono a tutti. A infrangere le vetrate degli ospedali e bruciare auto.

Lo Stato di diritto è una bellissima cosa, alla quale certo nessuno vuole rinunciare. Ma spetta alla classe politica dirigente trovare il giusto equilibrio tra il rispetto della libertà e quella della sicurezza. Tra due diritti altrettanto fondamentali. Siamo su un filo e ci vogliono nervi saldi, sangue freddo, lucidità. Senza però dimenticare i pericoli di un'opinione pubblica spaventata e rabbiosa. Quando quella paura e quella rabbia, se non vengono affrontate, si trasformeranno in schede elettorali. Forcaioli e populisti sono pronti a festeggiare.

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