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Orlando, Obama contro Trump

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Orlando, Obama contro Trump

  • –Mario Platero

New York

Il massacro di Orlando, tragico, orrendo per le sue implicazione di discriminazione, ancora per molti aspetti oscuro, è ormai diventato il tema centrale nella corsa per la Casa Bianca del 2016. Da una parte Donald Trump che ha ripetuto la sua promessa di proibire l’ingresso dei musulmani negli Stati Uniti quando i lupi solitari come Omar Mateen, ma anche come Farook a San Bernardino o i fratelli Tsarnaev sono tutti “americani” nati e cresciuti in America. Dall’altra la reazione durissima ieri di Barack Obama alle parole di Trump. Senza mai nominarlo direttamente, dichiara apertamente la bancarotta morale e politica di Donald Trump, definendo «pericolosa» la sua retorica e le sue proposte per mettere al bando i musulmani. «Siamo una sola squadra. Una nazione. Questi sono i valori che Isis cerca di distruggere, non possiamo lasciare che vinca».

Obama ha ricordato le «pagine vergognose della nostra storia», quando l’America «maltrattava» i suoi cittadini. Pagine, ha detto che non vanno mai più ripetute in una società democratica e aperta. Obama non è entrato in polemica diretta con Trump su altre dichiarazioni che lo riguardavano, accuse di debolezza e di eccessiva correttezza politica e secondo il Washington Post addirittura di una «identificazione del Presidente con i musulmani radicali» che hanno compiuto l’attacco: «Guardate – aveva detto fra l’altro Trump - qui abbiamo un uomo che o non è duro o non è intelligente o ha qualcos’altro per la testa...non riesce neppure a dire radicalismo islamico, c’è qualcosa che non torna...». «Accusa Obama di identificarsi con i musulmani radicali... e di essere complice nel massacro di massa di Orlando» ha scritto il Washington Post.

Trump ha negato di aver mai volute dire le cose he gli sono state attribuite dal Washington Post e per tutta risposta ha revocato le credenziali agli inviati del quotidiano che seguono la sua campagna affermando che il venerabile quotidiano ha travisato le sue parole su Obama. La decisione è stata condannata dalle associazioni dei giornalisti, che denunciano i pericoli per la libertà di stampa nel gesto di Trump e il gravissimo precedente per uno dei principali candidati alla Casa Bianca.

L’escalation dello scontro politico è avvenuta mentre emerge un ritratto sempre più complesso dello stragista di Orlando e delle strategie per giocare d’anticipo su minacce di questo genere. In questo caso infatti emerge la confulenza di tre fattori, il primo, l’Fbi aveva investigato per ben due volte Omar per possibile colusione con l’estremismo islamico ma aveva poi chiuso il caso. Ci sono stati degli errori? Non è forse il caso di introdurre, per coloro che sono stati sotto inchiesta dell’Fbi dei controlli nel momento in cui vogliono acquistare armidi matrice militare? Il secondo è ovviamente nella sua posizione contraddittoria sulla fedeltà a gruppi terroristicii islamici, prima Hezbollah poi al Nusrah poi Isis, gruppi che sono in Guerra fra loro. Ma è la terza componente la più complessa. Omar Mateen era stato piu’ volte nella discoteca gay Pulse di Orlando, nonostante il professato odio per la comunità omosessuale.

La ex moglie, Sitora Yusufyi, che aveva divorziato dopo un solo anno di matrimonio nel 2011 denunciando abusi compreso un tentativo di strangolamento, ha suggerito in un’intervista che forse era lui stesso gay, frequentava spesso club e avrebbe vissuto male la sua condizione. Durante gli anni del college, dove aveva studiato legge, era noto per le invettive contro gli omosessuali. E se era nato e cresciuto americano, tra New York e la Florida, da genitori afgani, era contemporaneamente fortemente imbevuto di una cultura islamica ultra-tradizionalista che voleva le donne chiuse in casa.

Emerge dunque un quadro con forti componenti di instabilità dell’individuo: era gay ma non lo voleva ammettere perchè questo andava contro la sua religione? Era semplicemente uno squilibrato omofobo? La risposta forse non l’avremo mai, anche se nelle ultime ore si aggiunge un dettaglio: il killer che era solito cercare video Isis sul web, durante l’irruzione nella discoteca, chiedeva lo stop alle bombe Usa in Afghanistan.

Di certo l’Isis con i suoi messaggi raccoglie chi può, che siano impegnati ideologicamente è irrilevante, che siano squilibrati è irrilevante, basta che siano in grado di prendere un mitra facendo morti innocenti in nome del terrore.

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