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Dossier Osborne: con Brexit necessaria una manovra da 30 miliardi di sterline

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Osborne: con Brexit necessaria una manovra da 30 miliardi di sterline

George Osborne
George Osborne

LONDRA. Brexit ? Il catalogo è questo: aumento dell’aliquota base Irpef del 2 % e di quella marginale del 3%, innalzamento della tassa di successione del 5%, tagli non inferiori al 2% a sanità, pubblica istruzione e difesa e per gradire una sforbiciata di ampiezza ancora indefinita alle pensioni. Il conto è di 30 miliardi di sterline: la metà dovrà arrivare dal lato delle entrate e metà da quello della spesa. L’annuncio di una manovra straordinaria prossima ventura in caso di divorzio anglo-europeo porta la firma virtualmente congiunta del Cancelliere dello scacchiere George Osborne e del suo predecessore al numero 11 di Downing street, il laburista Alistair Darling.

L’esigenza di un intervento per rafforzare il Budget di marzo è opinione condivisa da Cancelliere ed ex Cancelliere, uniti nel denunciare l’impatto deleterio sull’economia del Regno Unito di un voto a favore di Brexit. Sui numeri esatti della stretta che verrà la responsabilità è ovviamente solo dell'uomo e del partito che guida oggi il Tesoro e George Osborne ha smentito sé stesso annunciando tagli anche in aree che i Tory consideravamo protette. La sanità prima di tutto, un terreno di scontro che si è rivelato in grado di muovere il consenso molto più del previsto.

“L’aliquota base Irpef crescerà del 2% e quella marginale del 3% e ci saranno tagli a sanità, scuola e difesa”

George Osborne 


La manovra straordinaria, se davvero sarà varata con le modalità annunciate dal Cancelliere, spaccherà come una mela il partito conservatore. La base parlamentare dà segni di rivolta con 57 deputati – quasi tutti arruolati nelle file di Leave – pronti all'ammutinamento. «George Osborne dovrà dimettersi – si legge in un comunicato diffuso dai parlamentari dissidenti – prima di procedere con misure del genere».
Lo scontro fra le due fazioni dei conservatori che David Cameron sperava di riunire, organizzando il referendum si acuisce oltre ogni previsione e si trasferisce in parlamento mettendo in pregiudizio la tenuta stessa del governo. Tutto è appeso, ovviamente, al risultato e sull’esito i sondaggi continuano a creare incertezza. L’ultimo è del Sun che al termine di un’indagine telefonica – la più attendibile – assegna a Remain un punto di vantaggio. Nulla o quasi in termini statistici, ma abbastanza per continuare a sperare dopo il diluvio di opinion polls che nei giorni scorsi hanno dato Brexit in netto vantaggio.

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