Mondo

Blitz anti-terrorismo a Bruxelles

  • Abbonati
  • Accedi
Europa

Blitz anti-terrorismo a Bruxelles

A tre mesi dai sanguinosi attacchi di matrice islamica che hanno colpito Bruxelles in marzo, il Belgio è tornato improvvisamente a toccare con mano l’emergenza terrorismo. Le autorità belghe hanno annunciato di avere effettuato nella notte tra venerdì e sabato una grande operazione di polizia, perquisendo fino a 40 abitazioni e 152 garage, e incriminando tre persone. L’intervento è giunto sulla scia di nuovi timori di attentati durante i campionati europei di calcio.

Le perquisizioni sono avvenute in 16 comuni del Paese. Quaranta persone sono state interrogate e 12 arrestate, hanno spiegato le autorità federali. Delle 12 arrestate, tre sono state poi incriminate, con l’accusa di avere progettato o collaborato alla realizzazione di atti di terrorismo, e nove liberate. L’operazione non ha portato al ritrovamento «né di armi né di esplosivi». Le perquisizioni si sono svolte anche a Molenbeek e a Schaerbeek, due comuni che in passato hanno ospitato terroristi.

«Nelle prossime ore prenderemo delle misure complementari e adattate alla situazione in materia di sicurezza», ha spiegato durante una dichiarazione alla stampa il primo ministro liberale francofono Charles Michel. «Vogliamo continuare a vivere normalmente. La situazione è sotto controllo (…) Siamo estremamente vigili, monitoriamo la situazione ora per ora». Le operazioni di polizia sono scattate sulla base di informazioni che imponevano «una azione immediata», secondo le autorità belghe.

La rete televisiva pubblica Rtbf ha affermato che il rischio più tangibile riguardava la partita di calcio di ieri tra il Belgio e l’Irlanda, a Bordeaux, in occasione dei campionati europei di calcio. Secondo fonti di stampa, la polizia belga temeva un attentato, possibilmente nella zona di visione pubblica della partita nel pieno centro di Bruxelles. Le manifestazioni previste ieri pomeriggio si sono svolte senza cambiamenti di programma, ma con grande dispiegamento di forze dell’ordine.

Dopo gli attentati di Parigi del 13 novembre, che hanno fatto 130 morti, e quelli di Bruxelles del 22 marzo, che uccisero 32 persone, il clima in molti Paesi europei è teso, contribuendo a un diffuso sentimento anti-immigrazione in un contesto politico molto fragile. Qualche giorno fa in Francia sono stati assassinati due poliziotti da un militante dello Stato Islamico. La settimana scorsa un altro terrorista islamico ha ucciso 49 persone in una discoteca a Orlando, in Florida.

Per ora, il grado di allerta in Belgio rimane al livello tre, su una scala di quattro. La minaccia di attentati è considerata dalle autorità belghe «possibile e verosimile». Il Paese è stato criticato in questi mesi. Sia gli attentati di Parigi che quelli di Bruxelles hanno rivelato la clamorosa presenza di un filone belga nel terrorismo islamico in Europa. Ancora venerdì, secondo fonti di stampa, un lavoratore dell’aeroporto di Zaventem è stato arrestato, sospettato di aver partecipato agli attentati del 22 marzo.

Proprio ieri, in una intervista a La Libre Belgique, il presidente della commissione parlamentare che sta indagando sugli attacchi di tre mesi fa, il liberale fiammingo Patrick Dewael, ha criticato l’assetto troppo decentrato del Paese e spiegato che il Belgio deve assolutamente rafforzare il potere delle autorità federali nel campo della sicurezza. L’uomo politico ha parlato dell’esistenza di «una concorrenza tra i servizi di polizia e tra i servizi d’informazione».

Dewael ha insistito sull’urgenza di instaurare «una unità di comando (…) che deve essere rappresentata a livello federale al ministero degli Interni». Le nuove preoccupazioni di questa settimana giungono mentre in maggio il governo americano aveva notato un aumento del numero di combattenti islamici che fanno la spola tra l’Europa e la Siria. La stampa belga rivelava mercoledì l’esistenza di preoccupanti rapporti di polizia sulla loro presenza in questi giorni in Belgio e Francia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA