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Fondi Ue, in arrivo 1,4 miliardi extra

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le decisioni di bruxelles

Fondi Ue, in arrivo 1,4 miliardi extra

BRUXELLES - Un “tesoretto” di 1,4 miliardi di euro è in partenza da Bruxelles destinato all’Italia. Soldi veri, freschi, che si aggiungono a quelli già previsti. Non è un premio, però. È un aiuto, un gesto d’incoraggiamento agli ultimi della classe, che arriverà anche a Spagna e Grecia, gli altri due paesi che hanno registrato i tassi di crescita peggiori nell’Unione europea.

Tecnicamente si tratta di un adeguamento previsto dal regolamento dei fondi strutturali 2014-2020 che lasciava un gruzzoletto a disposizione della Commissione (4 miliardi in tutto) per distribuirlo ai Paesi più in difficoltà. In pratica, poiché la dotazione iniziale per ciascuno Stato membro a suo tempo è stata effettuata sulla base delle previsioni di crescita del Pil disponibili nel 2012, il regolamento imponeva che quest’anno fossero rifatti i calcoli alla luce della crescita effettiva cumulata del biennio 2014-2015. Poiché per i tre paesi è emersa una divergenza superiore al 5% rispetto alla dotazione iniziale di fondi, gli importi devono essere adeguati. All’Italia toccano dunque 1,4 miliardi. Queste nuove risorse europee, che per molti giungono inaspettate, si sommano al pacchetto di 32 miliardi (Fesr + Fse) assegnati all’Italia per il periodo 2014-2020. Con i 10,4 miliardi del Feasr, destinati allo sviluppo delle aree rurali, e 31 miliardi di cofinaziamento nazionale, si superano i 73 miliardi di euro. In quasi tutte le regioni sono partiti, in ritardo, i primi bandi.

«La decisione formale sarà presa nell’ultima settimana di giugno» ha spiegato una fonte europea interpellata dal Sole 24 Ore. Dopo l’esito del referendum britannico su Brexit. Ma ormai i giochi sono fatti.

I fondi per lo sviluppo e i settori di spesa
(Fonte: Commissione europea; Audizione Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Claudio De Vincenti in Parlamento - 8 giugno 2016)

Le risorse aggiuntive di Fesr e Fse potranno essere spese dal 2017 al 2020 per finanziare i programmi operativi regionali e nazionali in corso. Toccherà al Governo, d’accordo con la Commissione, decidere quali obiettivi privilegiare e su quali programmi concentrare la nuova dotazione che, nell’Europa dello zero virgola, non è cosa da niente. Le scelte del Governo faranno la differenza nelle dimensioni del cofinanziamento nazionale che deve accompagnare i fondi strutturali europei. La percentuale di cofinanziamento, infatti, non è uguale per tutti i programmi. Per alcuni addirittura l’intervento nazionale non è necessario, come nel caso di Garanzia giovani e di alcune iniziative a sostegno delle Pmi. Nei Por delle regioni del Mezzogiorno arriva al 25-30% mentre nelle regioni del Nord la percentuale è più alta. A spanne, ma è un puro esercizio di calcolo, il cofinanziamento nazionale potrebbe aggirarsi tra i 400 e i 600 milioni di euro. Il confronto tra Roma e Bruxelles però è ancora in corso ed è prevedibile che ogni regione vorrà far sentire la propria voce.

L’aumento della dote di fondi strutturali è una piccola manna dal cielo per Italia, Spagna e Grecia, ma il futuro non si preannuncia facile per le politiche europee di coesione. Da qualche mese è in corso il dibattito sul bilancio comunitario, sia in vista della revisione di medio termine prevista entro fine anno sia – in una prospettiva più ampia – per la definizione dell’architettura del budget 2021-2028. Il confronto, quale che sia il risultato del referendum su Brexit che incombe da mesi su qualsiasi tema europeo, rischia di diventare particolarmente aspro e a farne le spese potrebbero essere proprio i fondi per le politiche di coesione. L’Unione, infatti, è alla ricerca di risorse per coprire i costi delle nuove emergenze, dall’immigrazione ai cambiamenti climatici, dalla lotta al terrorismo alle necessità di sicurezza interna ed esterna. Il momento storico che l’Europa sta vivendo non lascia margini realistici per un aumento significativo delle fonti di finanziamento. Dunque si lavora per rimodulare i macro-capitoli di spesa. Considerate anche le risorse destinate alla crescita e all’occupazione, le politiche per la coesione territoriale assorbono poco meno della metà del bilancio Ue (450 miliardi di euro su 960 totali nel quadro finanziario 2014-2020). L’altra voce rilevante riguarda gli aiuti al settore agricolo (373 miliardi). Non è difficile immaginare che saranno questi i due pozzi privilegiati a cui molti stanno pensando di attingere per coprire le nuove ed impellenti necessità. La sfida è dimostrare l’efficacia di queste politiche in termini di sviluppo, crescita e occupazione, senza chiudere la porta alle nuove esigenze con le quali, come nel caso dell’immigrazione, sono possibili molti punti di convergenza.

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