Secondo l’Ocse, se al referendum di giovedì vincerà la Brexit, a ogni famiglia inglese toccherà pagare un prezzo di 3.200 sterline. Ma l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue potrebbe avere un costo anche per tutti i cittadini dell’Unione che in Gran Bretagna hanno scelto di vivere, lavorare e studiare.
La platea è vasta: sono 3,3 milioni i cittadini comunitari residenti ma non originari del Regno Unito. Di questi oltre 500mila sono italiani. Senza contare gli studenti universitari che scelgono gli atenei di sua Maestà, per lo studio della lingua o per l’impronta internazionale della preparazione offerta: se ne contano circa 400mila stranieri, di cui oltre 125mila provenienti dagli altri 27 Paesi membri.
Chi di loro pagherà il prezzo più alto? In questa Europa che non aiuta i giovani, ancora una volta saranno loro i più esposti. Oggi uno studente italiano - o tedesco, o francese - se sceglie un college del Regno Unito paga la stessa retta di un suo coetaneo inglese, vale a dire al massimo 9mila sterline all’anno. Se sceglie la Scozia, addirittura non paga nulla: tra le Highlands l’università è gratis per tutti gli studenti comunitari. Dovesse vincere la Brexit, però, gli universitari europei rischiano di essere equiparati alle migliaia di studenti internazionali che ogni anno arrivano in Gran Bretagna, dalla Malaysia al Perù. E questo fa lievitare le rette: fino a 36mila euro all’anno, nel caso di medicina. Questi studenti continuerebbero a scegliere l’Inghilterra? Chi nella Ue potrebbe avvantaggiarsene è per esempio l’Irlanda: madrelingua altrettanto inglese, stesso ordinamento di Common law, contiguità geografica e culturale assicurata.
In caso di Brexit, gli studenti perderanno anche il diritto all’assistenza sanitaria gratuita. Un supporto, questo, che verrebbe a mancare anche al popolo dei lavoratori Ue in Gran Bretagna: soltanto tra il 2014 e il 2015 il sistema sanitario inglese ha ricevuto 49 milioni di sterline dagli altri membri dell’Unione a rimborso per le cure mediche prestate ai cittadini europei fuori sede.
Spese mediche a parte, chi oggi lavora in Gran Bretagna è piuttosto tutelato perché ha dalla sua lo scudo della Convenzione di Vienna del 1969: chiunque gode di diritti acquisiti nell’ambito di un determinato trattato internazionale continua a goderne anche dopo che il trattato verrà sciolto.
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