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Asse Renzi-Hollande sul rilancio Ue

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Europa

Asse Renzi-Hollande sul rilancio Ue

  • –Marco Moussanet

Parigi

Un’ora e mezza di cena informale, preceduta da un aperitivo in terrazza, per iniziare a tratteggiare la strategia europea del dopo-Brexit. Il premier Matteo Renzi – arrivato all’Eliseo alle otto e accolto dal presidente François Hollande con un caloroso abbraccio – ha iniziato ieri sera a Parigi le consultazioni internazionali in vista del Consiglio europeo di martedì a Bruxelles. E, prima ancora, del cruciale vertice di domani sera a Berlino con lo stesso Hollande e la cancelliera tedesca Angela Merkel.

Un appuntamento, quello dell’Eliseo, che ha chiuso una giornata molto impegnativa per entrambi i leader. Hollande ha infatti ricevuto i dirigenti di tutti i partiti francesi (con Nicolas Sarkozy che ha sollecitato la redazione in tempi rapidi di un nuovo Trattato e Marine Le Pen che ha rilanciato la richiesta di un referendum su un possibile “Frexit”), mentre Renzi ha lungamente incontrato il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e dello Sviluppo economico Carlo Calenda.

Per Renzi e Hollande, che appartengono alla stessa famiglia politica, si trattava di mettere a punto una posizione comune con la quale presentarsi dalla Merkel a Berlino. Stando alle dichiarazioni che sono seguite al traumatico esito del voto inglese, le posizioni non sembrano infatti del tutto coincidenti.

Parigi e Roma premono perché d’un lato l’uscita di Londra dall’Unione europea sia la più rapida possibile e gestita in maniera rigorosa (per non dare l’impressione che sia indolore e alimentare un effetto domino) e dall’altro perché ci sia una reazione, anche questa in tempi stretti, che dia il senso di un cambio di passo dell’Unione. Con politiche più orientate alla crescita, all’investimento, allo sviluppo. Accompagnate da passi avanti sui tanti capitoli che aspettano ancora una risposta, a partire dal completamento dell’unione bancaria con la garanzia unica sui depositi.

Renzi e Hollande ne hanno bisogno anche per ragioni interne, visto che sono quelli con gli impegni politici più a breve termine: il primo con il problematico referendum costituzionale di ottobre e il secondo con le presidenziali di maggio 2017. Ma anche quelli che devono fare i conti con la presenza sempre più forte di partiti e movimenti euroscettici se non addirittura eurofobici.

La Merkel dà invece l’impressione di avere meno fretta, di essere intenzionata – come ha peraltro detto lei stessa nel commentare l’esito del voto inglese – ad agire «con calma». Soprattutto per quanto riguarda il rilancio degli investimenti tedeschi e le politiche europee di solidarietà fiscali. E forse anche il rafforzamento della governance dell’eurozona.

In realtà di tempo sembra essercene davvero poco. Ecco perché era importante che Hollande e Renzi si vedessero prima e concordassero una posizione comune alla vigilia di un vertice che aggiunge un attore, appunto l’Italia, alla tradizionale coppia franco-tedesca. E alla fine dell’incontro da Palazzo Chigi si sottolineava appunto la sintonia con l’Eliseo sull’urgenza di una risposta: «Sei mesi per rilanciare l’Europa». Una decisione, quella del vertice a tre, che secondo la stampa tedesca avrebbe peraltro preso proprio la Merkel, preoccupata per la debolezza politica di Hollande e per la concreta possibilità (per non dire probabilità) che tra dieci mesi non sia più lui l’interlocutore francese di Berlino.

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