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Kerry: la Ue non proceda in modo sparpagliato, niente spirito di vendetta

Il segretario di Stato Usa, John Kerry a Bruxelles (EPA/STEPHANIE LECOCQ)
Il segretario di Stato Usa, John Kerry a Bruxelles (EPA/STEPHANIE LECOCQ)

Sale di ora in ora il numero dei firmatari della petizione che chiede un secondo referendum sull’appartenenza della Gran Bretagna all'Ue. Oltre 3 milioni le firme finora arrivare sul sito del governo . La premier scozzese Nicola Sturgeon annuncia una battaglia politica per bloccare la Brexit, mentre il partito laburista dopo la sconfitta è sempre più nel caos. A Bruxelles si è tenuta la prima riunione della Ue a 27 tra ambasciatori ed è stato nominato il diplomatico che negozierà il divorzio tra Ue e Gb. Si chiama Didier Seeuwss e dovrà affrontare una partita complessa considerando anche le difficoltà a restare uniti dei paesi Ue. Oggi intanto, dopo la telefonata di ieri tra Merkel e Hollande, è previsto alle 18 il vertice a quattro: Merkel, Hollande, Renzi e Donald Tusk, presidente del Consiglio Ue. Sul presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, intanto iniziano ad arrivare critiche e richieste di dimissioni.

    Brexit: Kerry, Ue non proceda in modo sparpagliato, niente spirito di vendetta

    «È essenziale concentrarsi per non perdere la testa, nessuno deve esporsi in modo imprudente, non si proceda in modo sparpagliato o animati da spirito di vendetta». È questo il messaggio del segretario di stato americano John Kerry espresso al termine dell'incontro con l'Alta rappresentante Ue per la politica estera e di sicurezza Federica Mogherini.

    Merkel: no lunga fase di sospensione

    Anche se ritiene che Londra abbia bisogno «di un certo periodo di tempo» per far partire formalmente l'uscita dall'Ue, la cancelliera Angela Merkel pensa
    che «una lunga fase di sospensione» non sia negli interessi di nessuno. Merkel non ha voluto dire se sia accettabile aspettare fino ad ottobre, come ha suggerito il premier britannico David Cameron.

    Gb, il 20% di imprenditori pronti a trasferire attività all’estero

    Una delle principali associazioni di imprenditori britannici, The Institute of
    Directors, fa sapere che il 20% dei suoi iscritti prevede di trasferire alcune attività all'estero in seguito al voto sulla Brexit. Il dato emerge da un sondaggio svolto tra i circa 1.000 membri. Simon Walker, direttore generale del gruppo, ha
    detto che lo stesso sondaggio ha indicato che tre iscritti su quattro pensano che la Brexit danneggerà gli affari. «Non possiamo addolcire questa cosa: molti nostri membri sono preoccupati».

    Premier cinese: servono sforzi comuni globali per la stabilità

    Il premier cinese Li Keqiang ha invitato a mettere in campo tutti gli sforzi congiunti possibili per proteggere e ristabilire la fiducia nell'economia globale scossa dal referendum sull'uscita della Gran Bretagna dall'Ue. «Sotto queste circostanze - ha affermato Li parlando al World Economic Forum di Tianjin -, dobbiamo gestire le sfide, rafforzare la fiducia, creare un ambiente internazionale stabile e trovare soluzioni per risolvere tutti insieme le questioni» aperte. Il premier cinese ha ribadito che la Cina è impegnata a mantenere e a sviluppare buoni rapporti sia con l'Ue sia con il Regno Unito e ha aggiunto che Pechino si aspetta una stabile e solidale Ue e una solida e prospera Gran Bretagna.

    Il ministro degli Esteri ceco chiede le dimissioni di Juncker

    Le critiche alla gestione dei rapporti tra Bruxelles e Londra, dopo l’esito del referendum sulla Brexit, iniziano a riguardare anche il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker. Oggi la Frankfurter Allgemeine Zeitung ha chiesto le sue dimissioni. Il presidente della Commissione, infatti, non avrebbe fatto nulla per fermare l'uscita della Gran Bretagna dall'Ue e dovrebbe lasciare il suo incarico: lo ha affermato anche il ministro degli Esteri ceco, Lubomir Zaoralek. «In questo momento non posso considerare il presidente della Commissione come l'uomo adatto per questa carica: non voglio chiedere le dimissioni di nessuno, ma qualcuno forse dovrebbe contemplare l'ipotesi, visto che la Brexit è una responsabilità che qualcuno avrebbe dovuto assumersi», ha dichiarato Zaoralek intervistato dalla televisione di Stato ceca.

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