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L’intelligenza politica e il senso dell’urgenza

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L'Editoriale|l’editoriale

L’intelligenza politica e il senso dell’urgenza

Qualcosa di meno evanescente di quello che si può cogliere, a prima vista, è avvenuto. A Berlino l’Europa, con il vertice a tre Merkel-Renzi-Hollande, torna al nocciolo duro delle cooperazioni rafforzate, richiama stagioni importanti del suo passato, e pone al centro un’agenda strategica che è quella giusta: crescita, innovazione, giovani, sicurezza e migration compact. Quello che non può, però, in alcun modo accadere è che nuove resistenze e persistenti stupidità euroburocratiche impediscano di prendere atto che Brexit ha prodotto una fragilità inattesa e che tutte le banche europee, a partire da quelle italiane, sono sotto attacco. Ieri in un solo giorno l’inglese Barclays ha perso oltre il 17%, in due giorni le banche tedesche e francesi hanno perso rispettivamente più del 18 e del 16% , l’Italia registra un calo di oltre il 25%.

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La caduta di profittabilità colpisce, come si vede, tutte le banche e, in assenza di interventi, l’Italia paga un prezzo ancora più elevato perché si ritiene che le banche sane (la stragrande maggioranza) dovranno farsi carico di quelle che vanno salvate come se lo shock esterno non esistesse e non imponesse interventi mirati. Ci troviamo, peraltro, alle prese con aumenti di capitale più degli altri perché non abbiamo voluto mettere soldi pubblici per salvare le banche italiane da una recessione che non ha precedenti nella storia e da importanti ruberie che non hanno, però, nulla a che vedere per importi e qualità con quelle che riguardano, ad esempio, la gestione di derivati in Germania e Francia. L’Europa e l’Italia potranno uscire rafforzate da questo momento difficile se verrà gestito con l’intelligenza politica necessaria per afferrare il senso dell’urgenza e tradurlo in atti concreti.

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La domanda è: il Regno Unito vuole il proprio vantaggio o l’altrui danno? A nessuno, tanto meno agli inglesi, può essere consentito di danneggiare tutti con rinvii arbitrari. L’incertezza, determinata dallo shock esterno di Brexit, spinge i mercati a uscire non dalla carta pubblica che è coperta dalla Bce, ma dalle banche che sono decisive per la ripartenza dell’economia. Non si può caricare sul bilancio delle imprese e delle famiglie europee un conto pesante, determinato da un evento eccezionale, e ignorare il rischio di una crisi sistemica europea di cui il mondo intero ha timore. Soprattutto, se dovessimo scoprire tra qualche tempo che gli inglesi, con la Brexit, hanno scherzato. No, questo sarebbe troppo.

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