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Draghi: allineare le politiche monetarie globali per promuovere la crescita

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l’intervento al forum di sintra

Draghi: allineare le politiche monetarie globali per promuovere la crescita

Il presidente della Bce Mario Draghi
Il presidente della Bce Mario Draghi

SINTRA - Il presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, dice no a svalutazioni competitive e sollecita invece un «allineamento» delle politiche monetarie a livello globale. «Dobbiamo pensare non solo se le nostre politiche sono appropriate, ma se sono allineate nel mondo corretto globalmente», afferma. E ripete il suo appello a politiche di bilancio favorevoli alla crescita, anche nell’eurozona. Nel suo discorso di apertura dell’annuale forum della Bce a Sintra, Draghi ha accuratamente evitato ogni riferimento all’attualità e alla conseguenze del voto britannico di giovedì scorso a favore dell’uscita dall’Unione europea. Poco dopo il suo intervento, il presidente della Bce ha lasciato la riunione di banchieri centrali e accademici in Portogallo per volare a Bruxelles al Consiglio europeo, dove era atteso per presentare il quadro delle possibili ripercussioni sull’economia dell’Eurozona, sulla politica monetaria della Bce e sui mercati finanziari nel dopo-Brexit. Lunedì sera, alla cena inaugurale del forum, in un’insolita nota personale, Draghi aveva parlato di «tristezza» nell’osservare il risultato del referendum in Gran Bretagna.

Draghi si è concentrato sui fattori globali che determinano la bassa inflazione in tutti i maggiori Paesi, dalla globalizzazione, al calo dei prezzi del petrolio e delle materie prime, all’eccesso di risparmio, alla debolezza della crescita della produttività. Questo ha costretto le banche centrali ad applicare la politica monetaria con maggiore intensità, con possibili rischi di stabilità finanziaria e “spillover”, cioè ricadute da un Paese all’altro, il che ha portato ad ampie oscillazioni dei cambi e pressioni sui flussi di capitale verso i Paesi emergenti.

TARGET D'INFLAZIONE SEMPRE LONTANO
Eurostat, Euro Zone, Consumer Prices, All Items, CP00, Total, Index, 2015 = 100

La risposta, ha detto Draghi, non è un coordinamento formale delle politiche, che sarebbe complesso per varie ragioni. Ma la divergenza delle politiche monetarie crea incertezza e le svalutazioni competitive sono una soluzione in cui tutti hanno da perdere. Generano maggior volatilità e costringono le altre banche centrali a rispondere. La strada da percorrere è invece un «allineamento» delle politiche, che parte da una diagnosi condivisa e porta a impegni condivisi.

Il presidente della Bce cita due esempi: uno negativo e uno positivo. Il primo è il tentativo del G-20 (che pure Draghi ritiene un foro essenziale) di rilanciare la crescita del 2% entro il 2018 e che ha avuto un risultato deludente perché le misure annunciate non si sono concretizzate. Il secondo è il coordinamento della politica fiscale espansiva dopo la grande crisi globale del 2008-2009, che invece ha avuto successo. A proposito della politica di bilancio, il presidente della Bce ricorda l’importanza dell’adozione di politiche fiscali favorevoli alla crescita, anche nell’Eurozona. «Un miglioramento del mix di politiche economiche - ha detto Draghi – aiuterebbe a ridurre gli effetti indesiderati della politica monetaria, dato che l’onere della stabilizzazione sarebbe suddiviso meglio fra le diverse politiche. Per esempio nell’attuale ambiente di debolezza globale, le ripercussioni internazionali derivanti da politiche fiscali favorevoli alla crescita, probabilmente sono interamente positive, dato che spingono anzi tutto la domanda interna nel Paese d’origine. Questo è vero anche per intere regioni, come l’area euro, dove i livelli di domanda sono diversi».

È importante, sostiene Draghi, che pensiamo non solo al policy mix a livello nazionale, ma anche alla composizione delle politiche a livello globale «per massimizzare gli effetti della politica monetaria in modo che i rispettivi mandati possano essere rispettati senza imporre un onere eccessivo sulle banche centrali». In più occasioni, recentemente, il presidente della Bce ha ripetuto che la politica monetaria ha bisogno della politica fiscale e delle riforme strutturali per agire più rapidamente. Un messaggio che probabilmente ripeterà nel pomeriggio a Bruxelles ai capi di Stato e di Governo. Con l’urgenza addizionale creata da Brexit.

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