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Il governo rilancia il «migration compact»

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Europa

Il governo rilancia il «migration compact»

  • –Marco Ludovico

ROMA

L’Europa deve ripartire anche dal controllo delle frontiere e la sicurezza dei suoi cittadini. Lo testimonia la dichiarazione congiunta di ieri di Francia, Germania e Italia.

Lotta al terrorismo e gestione delle migrazioni ritornano dunque con prepotenza nell’agenda di Bruxelles: fattori specifici di priorità nell’azione di governo dell’Unione e dei singoli Stati, ma anche motivi di incertezza e fragilità politica. «L’Europa si trova ad affrontare enormi sfide che richiedono un rafforzamento dei suoi mezzi comuni per proteggere le sue frontiere esterne e per contribuire alla pace e alla stabilità nel suo vicinato - si legge nel documento - in particolare nel Mediterraneo, Africa e Medio Oriente. Riusciremo nella lotta contro il terrorismo in Europa solo se agiamo uniti». Da dove ripartire? Occorre «sviluppare la nostra difesa europea e rendere gli impegni necessari per le nostre operazioni congiunte, nonché per le nostre capacità militari e l’industria».

Ma un sistema di difesa europeo presuppone comunque tempi lunghi. Nell’antiterrorismo, invece, è il coordinamento e l’interscambio tra le forze dell’ordine delle nazioni europee a garantire la massima prevenzione possibile. Parecchio è stato fatto ma c’è ancora molto da fare. Il tema invece appena toccato dalla dichiarazione congiunta, ma in realtà fonte di grandi lacerazioni dentro ogni Stato e di conflitti o disaccordi insanabili all’interno dell’Ue, è quello dell’immigrazione. Nonostante i flussi inarrestabili in corso da mesi che non accennano a diminuire, anzi. Così ritorna d’attualità il Migration compact proposto dal presidente del consiglio italiano, Matteo Renzi, agli altri stati europei.

Una scelta anch’essa di medio periodo: prevede un piano di investimenti europei nelle nazioni africane, e non solo, di origine dei flussi migratori, accompagnato da un accordo sistematico con gli stessi Paesi per concordare procedure di rimpatrio e di rientro dei migranti. Il flusso degli immigrati dalla Libia, tuttavia, nel breve periodo non sarà fermato da strumenti di così ampio respiro. Certo, c’è l’impegno europeo con la missione Eunavfor Med nel Mediterraneo. Ma non ha finora costituito un disincentivo agli sbarchi.

È molto probabile, in ogni caso, che l’Italia rilanci con forza a breve la sua posizione di spinta a decisioni comuni a Bruxelles sull’immigrazione. Anche perché per Roma lo sforzo di accoglienza si sta rivelando immane ed è ormai ai limiti. Senza, peraltro, che sia mai partito in pieno il tanto conclamato meccanismo di relocation dei migranti in altri Stati deciso a Bruxelles.

Secondo i dati statistici di ieri del ministero dell’Interno, guidato da Angelino Alfano, dal 1° gennaio di quest’anno sono sbarcati 64.148 immigrati, in linea (-2,86%) con le cifre 2015. Ma il totale dell’accoglienza oggi in tutta Italia annovera 125.989 stranieri: 20mila in più rispetto all’anno scorso, il doppio di due anni fa (66.066) e quasi sei volte le cifre del 2013. Il dipartimento Libertà civili, guidato da Mario Morcone, ogni giorno cerca e fa ricercare nuovi alloggi e strutture di ospitalità. Ma il sistema ha raggiunto il limite fisico della capienza. Ed è ormai quasi allo stremo.

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