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mini Tassi sui nuovi prestiti

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Europa

mini Tassi sui nuovi prestiti

  • –Vito Lops

Il Regno Unito fa le valigie dall’Unione europea. Cosa cambia per gli italiani che stanno pensando di comprare una casa, stanno rimborsando un mutuo o stanno pensando di stipularne uno nuovo? La Brexit avrà un impatto in tutto ciò? La risposta è sì.

Nell’economia globalizzata è sufficiente il battito d’ali di una farfalla in qualsiasi parte del mondo per avere ripercussioni anche nella propria casa. Quindi sarebbe sbagliato pensare che la decisione britannica di chiamarsi fuori dall’Europa non possa avere implicazioni anche per il mercato immobiliare. Certo, parliamo di effetti indiretti, ma comunque di effetti.

Il mercato immobiliare dipende essenzialmente da due fattori: 1) la visione ottimistica sul futuro da parte degli acquirenti; 2) la propensione delle banche ad erogare mutui, dato che il 40-45% delle transazioni immobiliari avvengono attraverso l’accensione di un prestito ipotecario. La Brexit potrà impattare su entrambi questi punti. Alimentando l’incertezza sul futuro potrebbe spingere una parte della domanda a prendere un po’ di tempo, in attesa magari di capire se ci sarà un effetto contagio secessionista in altri dei 27 Paesi dell’Unione europea o dei 19 dell’area euro.

Un rischio-frenata che arriva in un momento in cui il mercato immobiliare italiano è in crescita, ma calante. Nel primo trimestre del 2016 le compravendite sono aumentate del 20% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. E a questo ha contribuito il +50% registrato nella domanda di mutui nell’ultima parte del 2015. «I dati pre-Brexit già evidenziavano una perdita di smalto della crescita: nei primi 5 mesi del 2016 il tasso di crescita della domanda di nuovi mutui si è contratto da +50 a +20%, ed è quindi probabile che questo possa ripercuotersi sulle compravendite immobiliare nei prossimi trimestri, il cui tasso di crescita potrebbe quindi scendere rispetto al +20% registrato nel primo trimestre», spiega Stefano Rossini, ad di MutuiSupermarket.it.

«La Brexit poi è un ulteriore elemento di incertezza in un contesto già fragile - conferma Luca Dondi di Nomisma -. L’idea che l’immobiliare possa rappresentare un settore rifugio al riparo dalle turbolenze è superata dalle interdipendenze tra mercati e dal peso delle componenti finanziarie nelle dinamiche di investimento».

Quanto al secondo punto, la propensione delle banche ad erogare mutui (negli ultimi mesi decisamente buona anche grazie alle manovre espansive adottate dalla Banca centrale europea) resta un’incognita. Nelle ultime tre sedute le banche italiane quotate a Piazza Affari hanno perso circa il 25% del proprio valore. Risultano estremamente vulnerabili in un contesto in cui gli investitori più speculativi non potendo attaccare i titoli di Stato - protetti dagli acquisti della Banca centrale europea - si scagliano contro il settore bancario, considerato lo specchio di un Paese, subito dopo i titoli del debito pubblico.

Se la Bce dovesse essere “costretta” a nuove misure espansive per l’effetto-domino della Brexit, questo potrebbe comportare un ulteriore calo dei tassi interbancari già ai minimi storici (Euribor per i mutui a tasso variabile ed Irs per i mutui a tasso fisso). Il calo dei tassi potrebbe spingere qualche istituto a rallentare le erogazioni. Se invece le banche continueranno ad essere propense a prestare come negli ultimi mesi, il calo dei tassi si rivelerebbe solo una buona notizia per i mutuatari, paradossalmente favorita proprio dalla Brexit. «Se così dovesse avvenire, l’epoca a tassi Euribor negativi potrà essere più lunga del previsto, come peraltro anticipato dall’appiattimento post-brexit della curva delle quotazioni dei futures Euribor 3 mesi», conclude Rossini.

Occhio però agli spread praticati dalle banche, l’altro elemento che sommato al tasso interbancario concorre alla composizione del tasso di interesse del mutuo. Non è da escludere che in futuro le banche possano decidere di aumentarli per compensare l’effetto negativo della caduta dei tassi.

.@vitolops

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