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Per le banche in Uk meno 100mila posti

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l’analisi

Per le banche in Uk meno 100mila posti

Non è ancora fuga dalla City, ma post-Brexit le grandi banche internazionali stanno prendendo in considerazione un ritiro parziale dalla capitale britannica. Nessuno prenderà decisioni affrettate, ma i “piani di uscita” sono pronti e saranno messi in atto quando ci sarà chiarezza sull’accordo definitivo tra Londra e Bruxelles.

Oltre 250 banche straniere hanno sede a Londra, che oggi è l’indiscussa capitale finanziaria d’Europa. Secondo TheCityUK, l’ente che rappresenta il settore finanziario, nella peggiore delle ipotesi Brexit potrebbe portare a un loro esodo con la perdita di centomila posti di lavoro. Il rischio principale è la perdita del “passaporto”, il diritto per le banche con sede in Gran Bretagna a operare in qualsiasi Paese europeo senza dovere aprire una filiale in loco e capitalizzarla.

Senza passaporto, ha detto Richard Gnodde, co-responsabile della divisione investment banking di Goldman Sachs, «dovremo ricalibrare la nostra presenza e quella dei nostri dipendenti», che sono 6.500 in Gran Bretagna. JPMorgan ha avvertito che potrebbe dover spostare un quarto dei 16mila dipendenti in un Paese Ue. Hsbc potrebbe trasferire un migliaio di dipendenti, così come Morgan Stanley. «Non inizieremo a trasferire personale fino a quando non ci sarà chiarezza su cosa possiamo fare dalla Gran Bretagna», ha precisato Daniel Pinto, responsabile della divisione investment banking di JPMorgan. Anche Jonathan Lewis, capo di Nomura International, ha detto di attendere certezze prima di prendere decisioni.

Secondo l’agenzia di rating Fitch, le banche Usa «inizieranno a mettere in atto strategicamente i loro piani di emergenza subito, invece di aspettare che gli accordi commerciali e sui servizi siano finalizzati». Fitch prevede che Amsterdam e Dublino, dove si parla inglese, siano destinazioni più probabili di Francoforte o Parigi.

In questo clima di incertezza il ministro del Business Saijd Javid ha voluto incontrare i rappresentanti delle maggiori imprese per rassicurarli che, in qualche modo, la Gran Bretagna resterà nel mercato unico. Il rischio di fuga non riguarda solo le banche. Visa, secondo voci, starebbe organizzando il trasferimento del suo centro dati e di centinaia di posti di lavoro in un Paese Ue. La compagnia aerea EasyJet sta prendendo in considerazione misure di emergenza, compreso il trasferimento della base operativa dall’aeroporto inglese di Luton, ha detto ieri la Ceo Carolyn McCall. La società tedesca Siemens ha congelato i progetti di investimento.

In compenso, il ministro Javid ha sottolineato che il colosso cinese Huawei ha confermato l’intenzione di procedere con un investimento da 1,3 miliardi di sterline in Gran Bretagna. Anche il Fosun Group, la maggiore società privata cinese, continuerà a fare affari qui.

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