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Gove, amico fedifrago e Tory atipico con il ritratto di Lenin sul muro

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La successione a cameron/1 michael gove

Gove, amico fedifrago e Tory atipico con il ritratto di Lenin sul muro

Et tu, Brute. Da Cesare passando da Shakespeare per arrivare a Michael Gove. Il ministro della Giustizia britannico giovedì ha annunciato a sorpresa la sua candidatura a leader del partito conservatore e quindi premier, ed è stato subito accusato di avere pugnalato alle spalle il suo amico e alleato nella campagna pro-Brexit, Boris Johnson. Costretto a ritirarsi dalla corsa al potere, il latinista Johnson nel suo discorso ha citato una frase di Bruto.

Gove fino a poche ore fa si era auto-escluso dalla gara, dichiarando di non avere «la forza e le caratteristiche giuste per essere premier». Oggi ha cambiato radicalmente idea, e ha spiegato perché: «Ho detto ripetutamente che non voglio essere primo ministro. Questa è sempre stata la mia opinione. Ma gli eventi da giovedì scorso hanno pesato su di me. Avrei voluto creare una squadra attorno a Boris Johnson ma purtroppo e controvoglia sono giunto alla conclusione che Boris non è in grado di fornire la leadership o creare una squadra per il futuro».

Una Lady Macbeth dietro le quinte

Il ministro della Giustizia non ha ancora presentato il suo programma, ma diversi deputati, superato lo shock iniziale, si sono già schierati dalla sua parte.
Altri invece non hanno apprezzato il suo comportamento poco leale e lo hanno paragonato a Lord Macbeth (di nuovo Shakespeare!) che uccide re Duncan su ordine della moglie.

Mrs Gove infatti viene considerata la Lady Macbeth della situazione, con un ruolo decisivo dietro le quinte e non solo. Sarah Vine, editorialista del quotidiano ultraconservatore Daily Mail, giovedì mattina ha infatti (ufficialmente per errore) inoltrato una mail scritta al marito a un’altra persona, che l’ha prontamente passata alla stampa. Nella mail, la moglie di Gove gli consiglia di non fidarsi troppo di Johnson e gli ricorda che lui ha molta più credibilità dell’ex sindaco.

Quale che sia stato il ruolo della moglie nella sua decisione di farsi avanti, Gove viene considerato un intellettuale che gode di grande rispetto nel partito, ma che ha anche il vantaggio di non essere “figlio del privilegio” come Johnson o David Cameron, i due ex amici che ha abbandonato nella sua ascesa verso il potere.

Gove infatti non è il tipico politico Tory: lo dimostra il fatto che appesi al muro del suo ufficio ci sono i ritratti di Lenin e di Malcom X. Al contrario di Johnson e Cameron, il ministro della Giustizia non è un rampollo dell’altissima borghesia, spedito al collegio di Eton come da tradizione familiare e può quindi giocare la carta di ‘figlio del popolo' se necessario.

Nato a Edimburgo nel 1967 e abbandonato da sua madre poco dopo la nascita, Gove era stato adottato da una coppia scozzese molto religiosa. Il padre adottivo gestiva una piccola ditta di lavorazione del pesce. A 11 anni Gove si era già fatto notare per la sua intelligenza, e quando aveva superato l'esame di ingresso per la migliore scuola privata di Aberdeen i genitori adottivi avevano fatto grandi sacrifici per permettergli di frequentarla. Quando i soldi sono finiti, la scuola ha offerto al ragazzo una borsa di studio.

Sbarcato all’Università di Oxford, Gove si era iscritto subito al partito conservatore e dopo la laurea era diventato giornalista. Diventato in pochi anni editorialista del Times, si era fatto notare per le sue opinioni decise e decisamente “di destra” ma sempre espresse con un’ironia molto British.
L’amico Cameron lo aveva poi convinto a entrare in politica, nel 2005 era stato eletto deputato e nel 2010 era stato promosso a ministro dell’Istruzione. Gove, grande critico del dominio delle scuole private in Gran Bretagna, al contrario di gran parte dei Tories, aveva avviato una riforma radicale del sistema scolastico scatenando il risentimento dei sindacati e delle associazioni degli insegnanti.
Rimosso dall’incarico da Cameron perchè ormai considerato “tossico” a causa delle controversie sulle riforme, Gove secondo alcuni aveva iniziato allora a meditare la vendetta politica che si è consumata oggi. Dopo la vittoria elettorale dello scorso anno, però, Cameron gli aveva offerto come premio di consolazione il ruolo di ministro della Giustizia.

I suoi mesi in quell’incarico sono stati caratterizzati da una costante critica della Corte europea di Giustizia, che secondo Gove è un «tribunale dittatoriale e spinto dall'ideologia, che ci impone le sue sentenze». Non è quindi stata una sorpresa quando quattro mesi fa Gove ha annunciato che si sarebbe schierato a favore di Brexit, diventando presidente di VoteLeave.

Durante l’aspra campagna elettorale per il referendum, anche il placido Gove, noto per la sua cortesia, ha fatto dichiarazioni sopra le righe. Poche ore prima del voto è stato costretto a scusarsi per avere paragonato gli economisti che avvertivano dei pericoli di lasciare la Ue ai nazisti che negli anni '30 avevano denunciato Albert Einstein. Perfino il suo ex amico Cameron aveva dichiarato che il suo ministro della Giustizia aveva «perso la trebisonda».

Gove aveva dichiarato di essere pronto a sacrificare la sua carriera politica per una questione di principio, tanto convinto era che uscire dalla Ue sia «un segnale di speranza e di democrazia» che permetterà alla Gran Bretagna «di tornare Grande». Oggi pare che, invece di finire, la sua carriera politica lo stia portando dritto al numero 10 di Downing Street.

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