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Juncker: sul dossier bancario «serie discussioni in corso»

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Europa

Juncker: sul dossier bancario «serie discussioni in corso»

Jean-Claude Juncker
Jean-Claude Juncker

Il dossier bancario italiano continua a tenere occupato l’establishment comunitario. Con la decisione dei giorni scorsi di permettere l’uso di garanzie pubbliche nella raccolta di denaro sui mercati, la Commissione europea ha permesso all’Italia di affrontare più facilmente eventuali problemi di liquidità. Resta da risolvere la questione più ampia delle sofferenze creditizie che tanto pesano sui bilanci e preoccupano gli investitori internazionali.

Interpellato ieri qui a Bratislava, dove si celebra l’inizio della presidenza slovacca dell’Unione nei prossimi sei mesi, il presidente dell’esecutivo comunitario Jean-Claude Juncker si è ben guardato dal fare commenti tali da creare nuove tensioni sui mercati: «Non posso discutere della situazione delle banche italiane quando stiamo tenendo serie discussioni con una serie di attori», ha affermato l’ex premier lussemburghese, che pochi giorni fa aveva detto di voler evitare corse agli sportelli.

Nello scorso fine settimana, la stessa Commissione europea ha autorizzato il governo italiano a concedere garanzie pubbliche agli istituti di credito che dovessero avere difficoltà a rifinanziarsi sui mercati, in un contesto di forte volatilità dei prezzi e di sfiducia degli investitori per lo stato dei bilanci bancari (si veda il Sole 24 Ore di ieri). L’ammontare delle garanzie autorizzate è di 150 miliardi di euro, secondo informazioni raccolte a Bruxelles e non smentite.

Commentando ieri la decisione, il portavoce della Commissione europea Ricardo Cardoso ha spiegato: «Non c’è alcun legame» tra lo schema di sostegno alla liquidità per le banche italiane autorizzato dall’esecutivo comunitario, «che fondamentalmente permette alle banche di chiedere garanzie statali a fronte di bisogni di liquidità, e un’eventuale ricapitalizzazione delle banche, che riguarda il capitale. Sono due argomenti completamente separati».

«La decisione di concedere le garanzie è una risposta a eventuali problemi di liquidità che non ci aspettiamo – aggiunge un esponente comunitario –. Gli istituti italiani hanno a disposizione collaterale e possono godere di rifinanziamento della Banca centrale europea. Resta da risolvere il vero nodo delle sofferenze bancarie». Come dire che l’accordo sulle garanzie per far fronte all’eventuale carenza di liquidità non significhi che Bruxelles sia pronta ad essere accomodante sul secondo dossier.

Su questo fronte, in discussione rimane l’idea di concedere la possibilità al governo italiano di organizzare ricapitalizzazioni precauzionali. Questa eventualità è permessa dalle regole europee, ma a condizioni precise (si veda il Sole 24 Ore del 30 giugno). Il governo italiano e la Commissione europea stanno discutendo se e come queste condizioni siano attualmente presenti, e se sia o meno necessario chiedere anche ad azionisti e obbligazionisti di contribuire all’operazione.

Si può capire che la discussione sia difficile. Il governo italiano è stretto tra la preoccupazione di aiutare le banche e il desiderio di evitare un impopolare contributo agli investitori a ridosso del controverso referendum di fine anno sulla riforma del Senato. La Commissione europea è combattuta tra la consapevolezza dei rischi insiti nella forte volatilità dei mercati e la paura di violare le regole o comunque di creare un precedente che potrebbe minare la credibilità dell’assetto regolamentare.

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