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Dacca, assalto Isis a un ristorante

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Asia e Oceania

Dacca, assalto Isis a un ristorante

Diversi morti in un nuovo attacco terroristico di matrice religiosa contro personale diplomatico. A Dacca, la capitale del Bangladesh, nove uomini - tre dei quali con armi d’assalto - sono entrati in un caffè-ristorante molto frequentato da stranieri, e vicinissimo all’ambasciata italiana, e hanno preso una ventina di persone in ostaggio, molti stranieri, almeno 7 italiani - come ha confermato la Farnesina - e giapponesi.

Un ostaggio italiano che si era riparato dietro il giardino del ristorante assaltato è stato tratto in salvo dalla polizia locale. Il connazionale è stato ascoltato dagli inquirenti per ricostruire le fasi dell’assalto.

Secondo l’ambasciatore italiano in Bangladesh Mario Palma, «da parte degli assalitori del localee non c'è alcuna volontà di negoziare alcunchè». «E’ una missione suicida - ha continuato al Tg 1 - vogliono attuare un’azione molto forte e cruenta in cui non c'è spazio per il negoziato».

Secondo Palma gli italiani in ostaggio dei terroristi sarebbero imprenditori e commercianti del settore tessile.

L’attacco sarebbe stato rivendicato dall’Isis, secondo il quale sarebbero state uccise nell’attacco ventiquattro persone di diverse nazionalità.

L’attacco è iniziato alle 20,45 locali, le 16.45 italiane e ha avuto come obiettivo l’Holey Artisan Bakery e l’annesso ristorante-pizzeria O Kitchen, nel quartiere di Gulshan, un’area relativamente moderna e ricca della capitale. Gli assalitori sono entrati - secondo Sumon Reza, supervisore del locale che era al primo piano al momento dell’attacco, al quale è sfuggito - al grido di «Allahu Akbar», dio è grande, minacciando i presenti con armi da fuoco, spade e bombe, alcune delle quali sarebbero state fatte esplodere. Secondo Reza, un panettiere italiano e uno argentino sarebbero rimasti prigionieri.

Sulla zona sono subito intervenute le squadre speciali anricrimine della polizia di Dacca, il Rapid Action Battalion (Rab), e sono state accolte con spari e lanci di bombe. «Alcuni giovani sono entrati nel ristorante e hanno lanciato un attacco - ha spiegato il capo del Rab -. Abbiamo parlato con alcune persone che sono fuggite dal ristorante dopo l’attacco. Vogliamo risolvere la situazione in modo pacifico, stiamo cercando di parlare con gli assalitori, vogliamo capire cosa vogliono. Alcuni nostri agenti sono stati colpiti. La nostra priorità - ha concluso - è salvare le vite delle persone intrappolate lì dentro». In realtà la polizia avrebbe avuto ordine di sparare a vista ai terroristi, che non avrebbero avanzato alcuna richiesta. Un paio di addetti del ristorante sarebbero stati salvati durante la notte. Negli scontri a fuoco sarebbero morti due poliziotti, Salahuddin Ahmed e IslamRabiul, mentre un altro, Sirajul Islam, sarebbe stato portato in ospedale in condizioni critiche. Secondo DhakaTribune, 24 poliziotti sarebbero rimasti colpiti, ma altri quotidiani riferiscono di oltre 50 feriti.

Il portavoce del dipartimento di Stato a Washington, John Kirby, ha spiegato che il personale dell’ambasciata Usa, tutto di nazionalità americana, era in salvo, ma non ha potuto escludere la presenza di altri cittadini americani tra gli ostaggi.

Il Bangladesh è una nazione a maggioranza musulmana, tradizionalmente moderata, con una tradizione di laicismo e di tolleranza, anche se nel passato recente ha conosciuto una recrudescenza della violenza di matrice religiosa. Una ventina di scrittori e giornalisti atei, e di membri di religioni di minoranza, oltre che attivisti sociali e cooperanti stranieri sono stati uccisi dal 2013 a oggi, con una frequenza crescente. Solo ieri, un sacerdote di un tempio indù è stato ucciso da almeno tre persone a Jhenaidah, nel Sudovest del Paese. Il governo del primo ministro Sheikh Hasina ha tentato di reprimere il radicalismo islamico, arrestando 14mila persone, accusando terroristi locali e partiti di opposizione - in particolare il Bangladesh Nationalist Party e il suo alleato islamista Jamaat-e-Islami — di orchestrare atti di violenza per destabilizzare la violenza. L’Isis e al-Qaida hanno spesso rivendicato gli attacchi, ma il governo continua a negare che i due gruppi siano presenti nel Paese.

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